il logo di Sanremo 2015
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Sognare non è mai stato un delitto. E quando i sogni diventano realtà l’unica cosa veramente delittuosa è l’invidia altrui che porta inevitabilmente alla rovina del sogno stesso.

Sanremo non “sfugge” a questa banale regola e quindi, ogni santo anno, alla designazione di vincitori e vinti si scatena il putiferio più assoluto. Ma null’altro, calcio a parte, è più sulla bocca di tutti!

Nessuno vede Sanremo, tutti si precipitano a pubblicare post in cui Sanremo spesso è paragonabile alla melma più densa e puzzolente… roba da evitare assolutamente, peggio della peste. Nonostante questo però in 7 giorni ci sono stati quasi due milioni di twett e chissà quanti post facebook dal contenuto esclusivamente sanremese.

Perché nessun “santo” come Sanremo unisce e divide la penisola, neppure San Valentino che ieri sera, a quanto pare, è stato messo in crisi dalla finale del festivalone targato Carlo Conti. Numeri da favola, numeri che non si vedevano da 15 anni e che sono arrivati in una sorta di spending review che ha fatto felici un po’ tutti.

Una settimana di sorrisi e canzoni: sorrisi di (giusta) soddisfazione e canzoni stranamente tutte orecchiabili, non mi spingo nel dire belle solo perché il bello è cinicamente soggettivo.

Ha vinto Carlo Conti, ha vinto la Rai, ha vinto il Festival ma, soprattutto, ha vinto la musica, magari non di qualità, ma sicuramente da Festival e da “italiano medio” come si divertono a dire troppi giornalisti e critici musicali.

Il Festival è musica popolare, musica che di primo acchito butteresti nel cestino ma che dopo pochi giorni, poche settimane, è capace di spiccare… Il Volo, di prendere strade che nessuno avrebbe mai immaginato e di regalare a chi la canta e a chi l’ascolta momenti unici.

E’ stato così per Eros, per Vasco, per Laura e anche per Filippo, il grande sconfitto (????) del Festival 2015. Le strade di periferia, la vita spericolata, la solitudine e quella Laura che non si trova più furono tartassate, sezionate e distrutte tra i tavoli del roof dell’Ariston ma diedero vita a carriere strepitose che durano ancora oggi dopo decenni. E ne ho citati solo alcuni… ma gli esempi potrebbero essere centinaia.

Perché Sanremo è un grande spettacolo dove la “sala stampa” ha il compito di punzecchiare i cantanti stroncandoli senza pietà perché troppo “nazional popolari” (salvo poi mendicare cd e biglietti per i concerti a destra e manca) andando alla ricerca di melodie ricercate manco l’Ariston fosse la filiale de L’Opera. Ma è solo un bluff e lo sanno anche i giornalisti perché è storicamente provato che Sanremo lo vince chi vende di più… e chi vende di più non sono gli Avion Travel o i De André di turno (con tutto il rispetto per questi artisti).

Chi vende non è l’élite, chi vende è chi fa provare emozioni si chiami esso Gigi D’Alessio o Il Volo poco importa. Vince chi canta la banalità della vita quotidiana, chi canta gli amori degli adolescenti o le paure degli adulti… vince chi, domattina, sentirà la sua canzone uscire dall’ugola “dell’italiano medio” che, da sempre, è il miglior cliente della mediocre critica musicale italiana!

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