Mercoledì 27 febbraio si alza il sipario sulla quarta edizione di TeatrOltre, rassegna che ospita le importanti esperienze della scena contemporanea promossa dagli Assessorati alla Cultura dei Comuni di Urbino e Pesaro, dalla Fondazione Teatro della Fortuna di Fano, dalla Provincia di Pesaro e Urbino, dall’Amat, dalla Regione Marche e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

L’apertura è affidata – al Teatro Sanzio di Urbino – a Le storie del signor Keuner di Bertolt Brecht uno spettacolo di Roberto Andò e Moni Ovadia.

Lo spettacolo – uno straordinario mosaico di parabole, collegamenti a fatti storici, reperti e citazioni tra video, musica e cinema, con Moni Ovadia e la sua Stage Orchestra in forma smagliante, una bravissima Lee Colbert, Maxim Shamkov, Roman Siwulak e Ivo Bucciarelli – è una fuga visionaria sul caos del Novecento, una disquisizione sulla società attuale. Ma anche una riflessione su quale senso possa avere oggi il teatro. Le storie del signor Keuner è uno spettacolo di respiro europeo che Moni Ovadia e Roberto Andò hanno realizzato sulla raccolta di testi incentrati su un personaggio d’invenzione (Keuner) – in parte ancora inediti in Italia – composti da Bertolt Brecht nell’arco di trent’anni e tutti legati alla sua vita di esule.

La messinscena è immaginata come un’istallazione: “Una mise en scène in forma di esposizione – dichiara Moni Ovadia – alla maniera scomposta di certe esposizioni del nostro tempo dominato dalla virtualità, in cui i frammenti di realtà sono in un esilio senza speranza”.

I reperti di realtà a cui ci aggrappiamo nel nostro esilio – prosegue Ovadia – sono un’orchestrina sotto mentite spoglie, una cantante brechtiana, un mafioso russo appassionato d’arte, un attore manichino kantoriano, orfano del proprio teatro e costretto a ripetere una memoria del proprio essere frammento di un’opera d’arte irripetibile, un custode vetusto di un museo dell’arte socialista sopravissuto al crollo e, da ultimo, un curatore di mostre artistoide e intellettualoide, cultore dell’ebraismo kafkiano che cerca di conferire un senso impossibile all’esposizione che è chiamato a organizzare e il cui unico esito è inesorabilmente post-morale.

Le scene dello spettacolo – prodotto da Nuova Scena/Arena del Sole Teatro Stabile di Bologna, Emilia Romagna, Teatro Fondazione in collaborazione con Mittelfest 2006 – sono di Gianni Carluccio, i costumi di Elisa Savi e le luci di Gigi Saccomandi.

Advertisement