[oblo_image id=”1″] Quella che apre i battenti il 28 novembre 2012 a Palazzo Reale è a la prima mostra in cui si indagano ed evidenziano quegli intrecci tra arte, tipografia ed editoria, che caratterizzarono l’esperienza della più importante casa editrice di cultura italiana, la Giulio Einaudi editore.
A renderla possibile la ferma volontà del Comune di Milano – Cultura, Moda, Design, Palazzo Reale , che promuovono la mostra in collaborazione con la Fondazione Giulio
Einaudi e Skira editore, e che, nella scia di “Book City”, (ovvero una ricognizione sull’editoria contemporanea) ha voluto proporre anche una riflessione sul senso orginario
dell’editoria di cultura in Italia, e in particolare su quell’intreccio di relazioni che, nel dopoguerra, si annodarono tra Torino e Milano, portando alla rinascita democratica del paese.

Giulio Einaudi a cent’anni dalla nascita

Giulio Einaudi è certo l’editore che rappresenta al meglio il grande viaggio che la cultura italiana ha percorso dagli anni trenta del Novecento alla fine del secolo scorso. Dal periodo
buio del regime fascista alla Liberazione, dai difficili anni del dopoguerra agli entusiasmi del miracolo economico, dal Sessantotto agli anni di piombo, fino agli anni ’80 epoca
contraddittoria, edonistica e di apparente benessere.
Einaudi in tutto il suo cammino è sempre stato in prima fila, scuotendo gli animi, sperimentando perennemente, spesso privilegiando lo sviluppo di scelte editoriali coraggiose a
facili successi commerciali e alle richieste del mercato. Anzi, possiamo dire che abbia soprattutto lottato per opporsi ai conformismi, alle mode, alle tendenze effimere del
momento, per privilegiare un’editoria che, in tempi medio-lunghi, secondo un suo forte convincimento, potesse sostenere culturalmente il paese in ogni sua classe sociale e ad ogni
latitudine. Editore puro, ha sempre espresso rara ed esemplare capacità di aggregazione e di coinvolgimento nei confronti delle più vive personalità del mondo della cultura italiana e non
solo.
L’avventura della Casa editrice inizia nel 1933 quando Giulio, a soli 21 anni, fonda la “Giulio Einaudi editore” assecondato in tal senso dal padre Luigi (futuro Presidente della Repubblica)
e sospinto dagli amici e compagni del liceo D’Azeglio di Torino. Un gruppo formatosi attorno alla grande personalità del professor Augusto Monti e nella scia di un altro giovane,
straordinario, editore, precocemente eliminato dai fascisti: Piero Gobetti.
Tra questi giovani, fin dall’inizio, operano intellettuali come Leone Ginzburg di 24 anni, Cesare Pavese di 25, Massimo Mila di 23 anni, Norberto Bobbio di 24, che diventeranno
colonne portanti non solo dell’Einaudi ma della cultura italiana; successivamente, a cavallo del
periodo bellico, Giaime Pintor, Elio Vittorini, Gianfranco Contini, Carlo Muscetta.
Dopo la guerra, Italo Calvino, Giulio Bollati, Paolo Fossati, Delio Cantimori, Federico Chabod, Paolo Spriano.
Un’avventura, quella dell’Einaudi, che fin dall’inizio dovette sopportare censure, delazioni, confinamenti forzati, galere ed interrogatori, fino al tragico assassinio di Leone Ginzburg a
seguito delle torture inflitte. Ma l’avventura della casa editrice torinese è anche un’avventura che, in contrapposizione a mille difficoltà, mise in evidenza la forza morale, il carattere, la caparbietà e la tenacia dei suoi protagonisti; di più, un ineguagliabile, fortissimo spirito di gruppo. Queste furono le doti che più di ogni altra permisero all’Einaudi di superare ogni ostacolo, meritandole il motto della casa: “Spiritus durissima coquit” ( lo spirito digerisce le
cose più dure ).
L’editoria di Einaudi: un antidoto al conformismo
I libri Einaudi fin dalla nascita della Casa si contraddistinsero per la capacità di unire a
contenuti di rilievo anche una adeguata ricerca stilistica e formale. La Einaudi seppe crearsi in
breve tempo un proprio pubblico fedele quanto esigente, legato alla Casa proprio per le sue
spiccate capacità di approfondimento, per la cura estrema dell’apparato critico, per la
puntigliosa attenzione nella composizione dei testi, ma anche per le sue scelte estetiche
sempre a cavallo tra rigore tipografico e libertà di sperimentazione.
Per ciò che attiene ai contenuti Einaudi basta citare alcuni fra i collaboratori “interni” (o consulenti stretti) che hanno fatto grande la casa editrice, siano essi autori o curatori o traduttori: Luigi Einaudi, Leone Ginzburg, Cesare Pavese, Massimo Mila, Norberto Bobbio, Elio Vittorini, Carlo Ludovico Ragghianti, Italo Calvino, Paolo Boringhieri,Natalia Ginzburg, Gianfranco Contini, Carlo Levi, Italo Balbo, Paolo Grassi, Ernesto De Martino.
Una ulteriore cerchia, sarà rappresentata dagli autori letterari di stretto entourage einaudiano:
Carlo Emilio Gadda, Eduardo De Filippo, Elsa Morante, Beppe Fenoglio, Mario
Rigoni Stern, Carlo Cassola, Giorgio Bassani, Leonardo Sciascia, Lalla Romano,
Primo Levi, Giovanni Arpino.
Vi sono, infine, gli scrittori stranieri divulgati in Italia da Einaudi, dai classici: Goethe, Dostojevskij, Melville, Tolstoj, Stevenson, Flaubert, Kafka, Gogol, Conrad, Lee Masters, Proust, ai moderni: Sartre, Hemingway, Borges, Mann, Salinger, Brecht, Musil, Miller, Beckett, Queneau, Ionesco, Bulgakov, Robbe-Grillet, solo per citarne alcuni.
Ma Einaudi è solo in parte letteratura, poesia, teatro. Le collane Einaudi negli anni dal 1933 al
1983 sono state quasi un centinaio e quasi venti le riviste. Dalla collana “Viola” di Studi
etnologici, alla “Biblioteca di cultura storica”, dai “Saggi” alla “Biblioteca di cultura
scientifica”, dai “Libri per ragazzi” ai “Manuali”, dalla “Piccola biblioteca Einaudi” alla “Serie
politica” e così via. Per le riviste basti citare le gloriose “La Riforma Sociale” di Luigi Einaudi,
il “Politecnico” curato da Elio Vittorini a “Il Menabò di letteratura” di Calvino e Vittorini,
“Società” di Carlo Muscetta, la “Rivista di filosofia” di Norberto Bobbio.
I libri Einaudi : l’editoria come arte visiva
Ma si diceva di come, in Einaudi, il contenuto sia andato di pari passo con la forma del libro.
La grafica della Casa nel corso degli anni è sempre stato un raro esempio di semplicità e di
rigore da un lato e di ricerca e originalità dall’altro. Fin dall’inizio della sua avventura Giulio
Einaudi volle dare grande importanza all’estetica del libro e si avvalse già nei suoi primi passi
di consulenti di grande spessore professionale. Da Carlo Frassinelli che lo affiancò nella fase
iniziale a Francesco Menzio che illustrò praticamente tutte le copertine dell’Einaudi fino alla
fine della guerra, dai grandi sperimentatori dell’immediato dopoguerra Albe Steiner e Max
Huber, primi veri graphic designers, ai giovani pittori di Brera che proprio in quel periodo,
coordinati da Giuseppe Ajmone, consulente artistico dell’Einaudi dal 1946 al 1949, furono
coinvolti ad illustrare la nuova generazione di libri Einaudi dell’Italia libera: Morlotti,
Cassinari, Chighine, Purificato, Guttuso, Peverelli, Vedova, Bergolli, Bertagnin. Fino
ad arrivare alla forma del libro Einaudi forse più conosciuta dal grande pubblico, quella
progettata da Bruno Munari che dalla fine degli anni cinquanta contraddistinse e marchiò in
modo inequivocabile, coordinando le varie collane, il libro Einaudi fino agli anni novanta.
Famose le sue superfici immacolate, i pochi segni distintivi di stampo costruttivista, il suo
perfetto utilizzo del lettering.
Per sottolineare questo legame ricorrente e inestricabile tra Giulio Einaudi e le arti visive, in
questa mostra vengono esposte alcune tra le più significative collane storiche della Casa, in
particolare : “i Coralli” e i “Maestri Conteporanei”. Due collane legate a grandi personalità
della Milano del Dopoguerra: Elio Vittorini e Lamberto Vitali.
Nella prima collana l’arte è “al lavoro”, soglia e involucro per la grande letteratura. Nella
seconda, al contrario l’arte è “il lavoro” cui la tipografia viene assoggettata, fino a raggiungere
– quasi – una coincidenza.
Di particolare interesse la sezione iniziale, dedicata a due collane “antesignane” de I Coralli :
“Narratori contemporanei” e “Corrente”. Da una disamina puntuale degli elementi
stilistici che, più disordinatamente, sono reperibili già in questi “preamboli” editoriali, si
possono chiaramente afferrare i futuri elementi costituitivi dell’identità stilistica einaudiana:
ovvero quella tensione tra rigore e sperimentazione, che mette continuamente in gioco la
mutazione della forma del libro, generando una sua costante e coerente evoluzione. Alla luce
di questo lavorio editoriale “rivelato”, appariranno molto più chiari i motivi per cui quella casa
editrice divenne culturalmente “egemone”. Non si trattava di ideologia o di “politiche
culturali” , si trattava, ben più profondamente, di capacità di lavoro e di coordinamento, di
competenze, di coerenza e ricerca dell’innovazione.
Un omaggio di Giulio Paolini.
In occasione della mostra e del centenario della nascita di Einaudi, vede la luce una nuova
opera di Giulio Paolini dal titolo O.D.E. (Occhiali di Einaudi).
La Poetica di Paolini, fortemente radicata nel lavoro grafico e tipografico, si è intrecciata
significativamente e ripetutamente con l’editoria di Giulio Einaudi. Già a partire dagli anni
settanta, era stata affidata all’artista la veste grafica de “La serie bianca dei Coralli” .
Conclusione rigorosamente aniconica, per una collana che era stata forse il più straordinario
cantiere iconografico del dopoguerra. Analogamente, per una curiosa coincidenza La stanza
dedicata a Paolini, è posta in mostra alla fine (e quasi in continuità) con la serie dei “Maestri
Contemporanei”, storica collana Einaudi dedicata proprio all’Opera Grafica di maestri del
Novecento.

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