[oblo_image id=”1″] Il rugby e’ uno sport diverso da tutti gli altri. In qualsiasi altra disciplina Italia-Scozia sarebbe stata un triste epilogo tra squadre relegate al fondo della classifica. Nel mondo della palla ovale, invece, i calcoli sono banditi: l’unica regola è di dare il massimo sempre. E’ una questione d’orgoglio, ma non solo. Così gli azzurri sono scesi in campo davanti al caloroso ed entusiasta pubblico del Flaminio con tutta la rabbia derivata da un torneo deludente e con un voglia di riscatto indomabile. Altro che sonnolento match da fine campionato: Italia-Scozia è stata un’ esaltante altalena di emozioni con due squadre che hanno interpretato al meglio la natura più profonda del rugby. A dire il vero, un obiettivo concreto c’era anche se non si trattava di un trofeo da conquistare ma di uno scomodo cimelio da evitare. I nostri portacolori, infatti, dovevano schivare il cucchiaio di legno: il premio riservato a chi perde tutte le gare del Sei Nazioni. E gli azzurri trascinati dal pubblico sono partiti fortissimo realizzando subito la meta tecnica dell’iniziale 7-0. Scozia dimessa e senza motivazioni? Macchè. Guidata dall’infallibile Patterson, giunto all’impressionante cifra di 33 calci piazzati consecutivi realizzati, la formazione britannica ha chiusa la prima frazione in vantaggio per 17-10. Un risultato che sapeva di condanna per l’Italia che – come spesso le accade – aveva speso tantissimo per raccogliere le briciole. Nella ripresa, la squadra di Mallett pagava anche la stanchezza ma aveva uno straordinario sussulto d’orgoglio sull’asse Parisse-Canale che intercettavano un passaggio concludendo la loro trionfale cavalcata con la meta che permetteva di acciuffare gli avversari. Negli ultimi minuti era una sfida di nervi e cuore: energie ormai finite ma nessuno disposto a  perdere. Si passa dall’illusione per un piazzato di Marcato alla paura per il pronto aggancio firmato ancora da Patterson. Ci si avvia verso il pareggio quando allo scadere Marcato inventa un drop che fa impazzire il Flaminio. E’ anche la simbolica rivincita per gli ultimi mondiali, dove proprio gli scozzesi ci eliminarono al termine di un’altra gara tiratissima. Ma nel rugby non esiste il rancore e le formazioni si salutano in un vero terzo tempo: altro che la pantomima osservata ultimamente sui campi di calcio. C’è chi esagera come Castogiovanni che improvvisa un disarmante spogliarello nonostante un fisico non esattamente da modello. Nessuno però si scandalizza: siamo ultimi ma felicissimi. Con una squadra che non molla, che non si arrende neanche dopo le sconfitte più sonanti. E piano piano la passione per il rugby continua a montare. Fino a pochi anni fa chi avrebbe detto che l’Italia si sarebbe innamorata di uno sport così?  

Advertisement