[oblo_image id=”1″] E’ passato un anno, ma ormai sembra un ricordo sbiadito. Dodici mesi fa Roger Federer non riusciva a trattenere le lacrime mentre Rafael Nadal sorrideva a favore dei fotografi dopo aver conquistato  gli Australian Open al termine di una memorabile finale. Sembrava il classico passaggio di consegne tra re, con lo spagnolo pronto ad essere incoronato come nuovo leader del tennis mondiale. Previsioni clamorosamente smentite: in parte perchè il fuoriclasse spagnolo ha scoperto una cronica fragilità fisica e in parte perchè il fenomeno di Basilea ha deciso di uscire dalla storia per entrare nella leggenda. Il dominio nell’epilogo con Andy Murray vale il sedicesimo torneo dello Slam da riporre nella bacheca: ora che i record sono stati battutti, l’elvetico appare aver acquisito anche una maggiore serenità che rende ancora più sontuoso il suo incedere.  Un monologo nei primi due set chiusi con irrisoria facilità per 6-3, 6-4 lasciando lo scozzesse due metri dietro la linea di fondo a remare nell’inutile tentativo di arginare il ciclone di Basilea. Nel terzo set, Murray è stato più intraprendente ma ha fallito i punti chiave schiacciato dalla responsabilità di dover riportare un trofeo dello Slam ai sudditi di Sua Maestà 74 anni dopo Fred Perry. Il britannico si è fatto strappare il servizio sul 5-4 in suo favore e non ha concretizzato 5 set-point nel tiratissimo tie-break. Federer ha così chiuso per 13-11 iniziando il 2010 con la solita maestosa eleganza. Tra i tanti primati polverizzati da re Roger, al primo successo da neo papà, c’è una statistica impressionante per lo sport moderno: in Australia ha raggiunto la 23esima semifinale consecutiva in un torneo dello Slam. Una continuità al vertice che non ha eguali e che dimostra come il talento non conosca pause, cali di forma, crisi d’ispirazione. E nelle istantanee della premiazione resta anche la consolazione nel vedere un numero uno capace di vincere senza mai irridere l’avversario, litigare col pubblico, prendersela con i giornalisti. Un asso consapevole di come essere disponibili e corretti non significhi essere perdenti e remissivi. Dovrebbe essere la norma, ma non è così. Sarebbe bene che se ne ricordassero anche altri campioni. O presunti tali.

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