Tideland, tratto dal controverso libro di Mitch Cullin, è diventato per Terry Gilliam (I Fratelli Grimm e l’incantevole strega, Paura e delirio a Las Vegas, La leggenda del re pescatore) un progetto concreto due anni fa, con una produzione a basso budget e totalmente indipendente. Il film, presentato al festival di Toronto, ha avuto molte difficoltà a trovare un distributore in Italia, per quel suo essere disturbante e grottesco. Eppure il fascino della pellicola sta proprio in queste sue caratteristiche, che la rendono onirica, inquietante ed emblematica allo stesso tempo.

[oblo_image id=”1″]La storia è quella di Jeliza-Rose (la bravissima Jodelle Ferland), una bambina di dieci anni, figlia di due tossicodipendenti, ormai sfatti dalla droga. Dopo la morte della madre, il padre Noah (Jeff Bridges) la porta a vivere nella vecchia casa della nonna, sporca, malandata e isolata dal mondo. Ben presto, però, morto anche Noah di overdose, la bambina resta sola e affamata, vivendo in una realtà distorta per dare un senso alle sue giornate. La vedremo vagare tra gli immensi campi di grano, parlare con le teste mozzate delle sue Barbie e trasformare ogni dettaglio in un gioco fantastico, ma grottesco e visionario, che inquieta e infastidisce lo spettatore. Durante le sue passeggiate incontrerà la cupa ed enigmatica Dell (Janet McTeer), un’apicoltrice disturbata, e il fratello ritardato Dickens (Brendan Fletcher), col quale si rifugerà nella fantasia, attraverso anche giochi pericolosi.

Le scene sono cadenzate dallo stile visionario di Gilliam, ma in questa pellicola l’inquietudine si fa più accesa fin dalle prime inquadrature, in cui la piccola Jeliza-Rose scalda con un cucchiaio le dosi dei genitori. Le immagini scorrono lentamente, quasi appesantite dalla solitudine della bambina, ma lasciando esterrefatti. E’ un film estremo, dove l’infanzia rubata, la malattia mentale, la degradazione familiare e la pedofilia si mescolano con l’immaginazione di una bambina abbandonata al suo destino, che cerca di non fuggire atterrita di fronte agli orrori della realtà.

In una sorta di Alice nel paese degli meraviglie, Gilliam ci mostra un mondo capovolto, dove persino i sogni di una bambina non posseggono più quel candore, ma sono distorti da un’infanzia difficile, un po’ inconsapevole, dove la fantasia fa da padrona, facendo perdere il senso della realtà e degli eventi.

Lo stile visionario e traballante del regista, che in Paura e delirio a Las Vegas ci aveva divertito e affascinato, in Tideland si trasforma in rabbia nel vedere una bambina di dieci anni baciare sulla bocca un adulto.

Il finale lascia un po’ spiazzati e lo sguardo vuoto ed emblematico di Jeliza-Rose, che preannuncia la sua presa di coscienza, che la condurrà verso un viaggio senza ritorno, trasmette allo spettatore, con forza dirompente, lo stato d’animo della bambina.

Tideland
Genere fantastico
Canada/UK, 2005
regia di Terry Gilliam
scritto da Terry Gilliam

con Jeliza-Rose (Jodelle Ferland), Dell (Janet McTeer), Dickens (Brendan Fletcher), Queen Gunhilda (Jennifer Tilly) Noah (Jeff Bridges), Patrick (Dylan Taylor)

durata: 122 minuti
www.tidelandthemovie.com/intro.html

Advertisement