The Fappening
The Fappening

Si chiama The Fappening ed è un monito sui pericoli del web. Banalmente si tratta del lavoro di hacker che riescono a recuperare foto di celebrità per poi diffonderle in rete.  Il vero scandalo non sta nel contenuto spesso osè di tali immagini quanto nel fatto che vengano sottratti selfie o istantanee private senza alcun permesso da parte dei protagonisti.  Chi scrive continua a ritenere che ogni violazione della riservatezza sia inaccettabile e pertanto in quest’articolo rimarrà deluso chi spera di trovare gli scatti rubati. Un diritto è sempre un diritto, vale per tutti: rendere pubblico qualcosa che è privato rimane un sopruso e non ha alcun senso la replica di chi sottolinea come spesso si tratti di celebrità che hanno posato in precedenza senza veli.

Il nodo da sciogliere non è il giudizio sul valore di una fotografia che rimane soggettivo, ma è il concetto stesso di privacy. Se qualcuno fa un selfie per vanità o dedicandolo al proprio partner in forma strettamente privata, non c’è alcuna ragione nel pubblicarlo senza chiederne il consenso. E questo vale per ogni persona…e per ogni personaggio. Invece, The Fappening si diverte a mostrare come tutti siamo vulnerabili, come tutte le nostre fotografie sono a disposizione di tutti, come la nostra convinzione di aver diritto alla riservatezza sia una mera illusione.

Quali sono le vittime di The Fappening ?

E’ un lungo elenco destinato a diventare ancora più corposo quello che racchiude tutte le celebrità vittime di The Fappening. Eccone alcuni nomi: Kim Kardashian, Vanessa Hudgens, Hayden Panettiere, Jennifer Lawrence, Avril Lavigne , Hope Solo. Hanno preferito non commentare anche perchè gli sviluppi di quest’operazione rimangono ignoti. In un servizio della prima puntata della nuova serie de Le Iene , l’inviato Matteo Viviani aveva avvisato sui pericoli di violazione della privacy. E se il risultato finale fosse quello di creare un’ansia tale da inibire anche chi desiderava soltanto uno scatto privato? Una sorta di cortocircuito in cui la presunta libertà richiesta dagli hacker  nella circolazione delle informazioni sul web  comporta una minore libertà per tutti gli altri.

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