[oblo_image id=”2″]E’ da sempre una delle domande che più assilla sportivi e scienziati: quali sono i limiti fisici dell’essere umano? Nel caso della corsa, quale sarà il record dei record, ovvero quello che, una volta stabilito, sarà impossibile infrangere, perchè ottenuto proprio da una prestazione al limite delle capacità umane? Per cercare di dare una spiegazione scientifica a questo dubbio, Mark Denny, biologo della Stanford University, ha esaminato le prestazioni nella corsa non solo dell’Uomo, ma, al fine di avere un termine di paragone, anche dei cani e dei cavalli.

Dopo essersi procurato i dati sulle prestazioni dei cani, dei cavalli e dell’Uomo relativi agli ultimi cento anni, Denny, come spiegato su un articolo del Journal Of Experimental Biology, ha tracciato un diagramma delle migliori prestazioni di ogni anno, giungendo alla conclusione che cani e cavalli avrebbero già raggiunto il loro massimo, in quanto i primi hanno raggiunto il picco negli anni settanta, mentre i secondi si tengono costanti da circa quaranta anni (anche se potrebbero migliorare ancora dell’uno per cento).

[oblo_image id=”1″]Per quanto riguarda l’essere umano, invece, lo studio è stato più complicato a causa della varietà delle specialità sportive e delle fondamentali differenze legate al sesso dell’atleta. Secondo lo studio di Denny, così, nella corsa veloce maschile ci sarebbero ancore margini di miglioramento, dato che il limite calcolato è di 9,48 secondi sui cento metri, rispetto ai 9,69 secondi attuali stabiliti da Usain Bolt alle Olimpiadi di Pechino. Per la corsa femminile, invece, anche se negli ultimi anni non ci sono stati significativi miglioramenti nelle prestazioni, dovrebbe essere possibile abbassare l’attuale record del mondo sui cento metri (10,49 secondi, record stabilito dalla statunitense Florence Griffith Joyner nel 1988) di circa 0,4 secondi.

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