Un libro che brucia tra le mani. In questo modo è stato presentato ieri il libro L’altra faccia di Bologna, di Matteo Alvisi e Gianni Schicchi, fotoreporter de Il Resto del Carlino.

Il tema del libro è ben rappresentato dalla copertina: un locale degradato, abbandonato, con finestra aperta e visuale direttamente sul centro storico di Bologna, sulle due torri. Significativo perché determina il contrasto ormai comune di questa città. Perché di questa si parla, ma come esempio per tutte le altre.

Il soggetto è la visione. Si deve vedere, non lasciare il degrado da una parte e il resto dall’altra, come due mondi separati e in lotta di sopravvivenza tra loro. Così, il libro si scopre una raccolta, di foto, articoli di giornale, inchieste svolte nei tanti anni di lavoro, dal 2000 al 2007, per conto del Resto del Carlino, giornale storico della città felsinea.

L’obiettivo, come spiega Gianni Schicchi, era di mettere insieme gli aspetti più nascosti, non il degrado più visibile, quello di piazza Verdi e vie limitrofe per esempio, quello di cui tutti possono essere testimoni. Ma in risalto, questa volta, è la faccia nascosta della città. Per esempio, la situazione in via Bovi Campeggi, l’ex sede della motorizzazione civile, ora abbandonata e lasciata con le porte aperte. E dentro si trova di tutto. Diventata un rifugio per tossicodipendenti, abbondano le siringhe. Ma non solo, cumuli di libretti di circolazione, patenti, immatricolazioni alla portata di chiunque abbia il coraggio di entrarvi.

Il paradosso è che a fianco, nella stessa via, hanno aperto una sede della questura per gli stranieri. Un confine tra legalità e illegalità sconcertante, che si ripete spesso in questa città.

I momenti più difficili per il fotografo sono proprio gli anni passati sul lungo Reno,e vedere questa transumanza di persone Rom e Romene, del loro andare e venire. E poi le lunghe attese, l’attenzione nel guardare e la pazienza di aspettare il momento giusto per la foto, che va scattata d’improvviso.

Un’altra situazione drammatica è quella di via Codivilla, appena fuori porta S.Mamolo, quindi molto a ridosso del centro. Una tendopoli di rumeni in assoluta mancanza di igiene tra topi e l’abbondante vegetazione. Ovviamente è presente il solito paradosso: a fianco c’è un chiosco frequentato dalla “Bologna Bene” che si riempie di giovani la notte.

Tutto ciò per raccontare queste realtà al fianco del centro che vengono occultate con responsabilità sia dei politici che dei mass-media, compresi i giornali stessi.

Come viene dichiarato, è un libro che invita a tenere gli occhi aperti, dove vengono invece spesso girati, chiusi o, qualche volta, abbassati.

Ma ciò che è assolutamente necessario è l’impegno dei cittadini, intesi come sia chi arriva da fuori, sia chi vi nasce in questa città, dove invece si riscontra una difficoltà nel rendersi disponibile e compartecipare alle soluzioni. Dietro una mano tesa per carità, c’è spesso la richiesta di un lavoro. Mentre i lavoratori non sembrano più interessati al bisogno civile, preoccupandosi solo del proprio salario. La società è ormai formata di individui chiusi in se stessi, ma non c’è futuro senza mutamento.

Advertisement