[oblo_image id=”2″]In Cina si sa, si produce di tutto, ora persino testi sacri, nonostante il paese sia ateo e definisca la religione “l’oppio dei popoli”. Eppure nella cittadina di Nanjing, nei pressi di Shanghai, c’è la più grande stamperia di Bibbie del mondo, che sforna ogni mese un milione di copie tradotte in 90 lingue. In gran parte vengono spedite all’estero ma alcune finiscono anche nelle chiese cinesi, ufficialmente fuorilegge; in Cina i cattolici non sono certo ben visti, lo dice persino l’avviso pubblicato sul sito ufficiale dei Giochi olimpici, per atleti e spettatori stranieri, che dice: “Non portatevi più di una Bibbia a testa”. Per evitare proselitismi. Preti, suore, gli stessi fedeli vengono perseguitati, spesso imprigionati, al pari dei monaci tibetani; eppure la produzione di Bibbie è ammessa. Contraddizione di un paese che ormai sembra pensare soltanto al profitto.

In sei anni i cattolici sono passati da 10 a 16 milioni ma secondo stime ufficiose sarebbero addirittura 100 milioni, al punto che la stamperia si è dovuta ingrandire, trasferendosi in un nuovo, enorme edificio: uno stabilimento nuovo fiammante di 85.000 metri quadrati, che i muratori stanno ultimando in un parco tecnologico riservato agli insediamenti industriali. “E´ più larga della basilica di San Pietro”, ha annunciato il quotidiano di Hong Kong, il “South China Morning Post”.

[oblo_image id=”1″]Peter Dean, responsabile della nuova stamperia, ha spiegato al “South China Morning Post” che, dal 1986 ad oggi, il gruppo Amity Printing (la casa editrice proprietaria della tipografia) ha già messo in circolazione più di cinquanta milioni di Bibbie, di cui l’80% in lingua cinese, vendendole, tramite la chiesa ufficiale delle “Tre Autonomie” o attraverso le librerie sponsorizzate dal governo nelle più grandi città, a 9,5 Yuan l’una, poco meno di un Euro.

All’inizio molti operai erano riluttanti ad ammettere la loro fede temendo rappresaglie, ora non hanno più problemi a “rivelarsi”: segno che qualcosa sta cambiando!

Advertisement