[oblo_image id=”2″]Chi di noi non è mai rimasto incantato guardando un documentario in cui, di fronte all’attacco di un predatore, un banco di pesci riesce a fuggire eseguendo delle fantastiche “coreografie” nell’acqua? Ebbene, secondo una ricerca svolta presso il Centro Marino Internazionale di Oristano e promossa da Paolo Domenici del CNR-IAMC di Oristano, quando un banco di pesci viene attaccato da un predatore, i singoli membri del gruppo non si allontanano seguendo direzioni casuali, ma l’ordine di fuga è sottoposto ad una gerarchia.
[oblo_image id=”1″]Gli studiosi sono arrivati a questa conclusione simulando diverse volte un attacco ad un banco di pesci e registrandone le reazioni con una cinepresa ad alta velocità, per seguire i movimenti dei singoli membri all’interno del gruppo. Dalle registrazioni è emerso che i singoli pesci tendono a conservare un determinato ordine di fuga durante ogni singolo attacco. Ciò sarebbe dovuto anche alla necessità del gruppo di rimanere sempre unito e di dare al predatore l’idea di trovarsi di fronte ad un unico grande animale. Questo comportamento, finalizzato a confondere e spaventare il predatore, è tipico degli animali che vivono in branco: basti pensare agli uccelli (che si muovono in grandi stormi per dare l’impressione di un solo grande animale) o alle zebre (aiutate tra l’altro anche dal manto a strisce, che confonde visivamente l’aggressore, il quale nell’inseguimento non riesce a distinguere bene i contorni della preda).
Secondo Domenici, inoltre, alcuni individui all’interno del banco devono avere una maggiore influenza sui movimenti dell’intero gruppo, determinando l’ordine cronologico di fuga di fronte ad un attacco. Tuttavia non è ancora chiaro se questi individui detengano il comando dell’intero gruppo anche in periodi di tempo relativamente lunghi.