Qualcuno volò su nido del Cuculo è la molto coinvolgente pièce teatrale andata in scena al teatro Elfo Puccini di Milano dal 10 al 15 aprile.
Lo spettacolo è tratto dal famoso romanzo di Ken Kesey che ispirò poi una pietra miliare indimenticabile della cinematografia mondiale, del 1975, con il grande Jack Nicholson quale protagonista. La rappresentazione, per la regia di Alessandro Gassmann, è ambientata però, in questa versione, nel 1982, nell’ospedale psichiatrico di Aversa, ma rimane comunque un adattamento fedele al testo teatrale originale firmato dal drammaturgo Dale Wasserman.

La sinossi narra la vicenda di Dario Danise un piccolo criminale che per sfuggire alla galera si fa considerare un malato mentale, e viene quindi ricoverato in un ospedale psichiatrico. Durante la degenza Dario fa amicizia con gli altri ospiti  del nosocomio e mette in discussione le ferree regole a cui sono sottoposti i malati al punto da essere considerato un arrogante sovversivo da medici e infermieri. Grazie alla presenza di Dario, anche il gruppo di malati con cui ha fatto amicizia comincia a opporsi  alle procedure spesso disumane dell’ospedale e a fare autocritica. Purtroppo il “Sistema” vince le resistenze del protagonista che viene prima sottoposto a elettroshock ma, non ottenendo i risultati sperati di remissione della malattia, viene poi obbligato a subire la lobotomia, una devastante pratica chirurgica sul cervello ora scomparsa, ma ancora esistente in quegli anni.

Dario si trasforma così in un automa, la cui unica via di salvezza è la morte indottagli per compassione da uno dei suoi amici “psicopatici”, il quale decide poi di porre fine al suo stato di recluso sfondando una finestra e fuggendo verso quella libertà tanto decantatagli dal piccolo criminale ribelle. Il fatto riesce quindi a scavare una crepa profonda all’interno dell’organizzazione del “manicomio” al punto da suscitare un sentimento di ribellione nei malati.

La rappresentazione, della durata di circa tre ore, ha tenuto il pubblico praticamente “incollato” alle poltrone dell’Elfo, che ha centrato pienamente l’obiettivo, nel portare in scena uno spettacolo veramente emozionante e delucidante.

La drammaturgia, che fu all’origine per il teatro americano, è stata rielaborata nella versione italiana da Giovanni Lombardo Radice e adattata dallo scrittore Maurizio de Giovanni.
Ha affermato Gassmann, che può ritenersi pienamente soddisfatto del suo spettacolo: “La malattia, la diversità, la coercizione, la privazione della libertà sono temi che da sempre mi coinvolgono e che amo portare in scena con i miei spettacoli. Si tratta di un testo che è una lezione d’impegno civile, uno spietato atto d’accusa contro i metodi di costrizione e imposizione adottati all’interno dei manicomi ma anche, e soprattutto, una straordinaria metafora sul rapporto tra individuo e Potere costituito, sui meccanismi repressivi della società”.
Sul palco i bravi attori: Daniele Russo e Elisabetta Valgoi, nei ruoli che furono rispettivamente dei due premi oscar Jack Nicholson e Louise Fletcher (la caposala del manicomio), nel famoso film di Milos Forman, scomparso pochi giorni fa, e con Mauro Marino, Giacomo Rosselli, Emanuele Maria Basso, Alfredo Angelici, Daniele Marino, Gilberto Gliozzi, Gaia Benassi, Davide Dolores, Antimo Casertano, Gabriele Granito.

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