Undici settembre 1968: muore in un incidente motociclistico Pino Pascali. Quella fine inaspettata, a soli 33 anni, priva l’arte italiana di uno dei più vivaci talenti degli anni ’60. Nel quarantennale della morte è stata allestita a Roma, in via Margutta 8, dal 29 febbraio al 7 maggio, una mostra dal titolo Pino Pascali, disegni per la pubblicità. La rassegna si inquadra nell’ambito di un lavoro di ricerca e divulgazione che da anni impegna Daniela Ferraria, su un aspetto specifico della carriera di Pascali: la sua attività nel campo della creazione di filmati pubblicitari per il cinema e, soprattutto, la televisione.

C’è una ricca raccolta di materiali in esposizione che testimoniano l’inclinazione al gioco e alla fiaba del loro autore, la sua raffinata ironia, la fantasia esplosiva appaiata al rigore pignolo del professionista che nulla concede all’improvvisazione. Non mancano i disegni, su carta o acetato, i collage e i fotomontaggi che preparavano i filmati e poi i filmati stessi: gli spot pubblicitari che alle otto e mezza di sera inchiodavano le famiglie italiane di fronte a Carosello, senza tralasciare certi spot originali commissionati dalla Rai per autopromuoversi; le sigle di programmi famosi (TV7), o dei primi contenitori di pubblicità televisiva alternativi a Carosello (Intermezzo) e persino alcuni esempi di spot per il cinema, ancora più inventivi di quelli realizzati per la TV.

Un posto di rilievo è stato assegnato ai progetti rifiutati dai clienti perché troppo innovativi, come il cartone animato dei Killers, i piccoli gangsters cui la Algida, affezionata madrina delle creature di Pascali dal ’61, non volle affidare le sorti commerciali del suo listino gelati del ’63. La carrellata delle trovate iconografiche, delle tecniche e dei materiali utilizzati è inesauribile e si stenta a credere che una creatività così debordante riesca a conciliarsi con una ricerca stilistica di sintesi estrema: la grafica pascaliana è essenziale e di leggibilità immediata.

I contributi in catalogo di Maurizio Calvesi e Claudia Lodolo, curatrice di una serie di vivaci interviste, ricordano che non sono lontani gli anni in cui ai lavori di Pascali per la pubblicità e la televisione si guardava con sufficienza. Oggi l’orientamento critico prevalente tende ad evidenziare l’omogeneità della ricerca svolta da Pascali nelle sue parallele carriere di scultore, scenografo televisivo e inventore di filmati pubblicitari, un campo nel quale ha voluto prendersi il gusto di giocare in tutti i ruoli possibili, da quello del creativo a quelli di grafico, animatore, fotografo, sceneggiatore e persino attore (è lui il Pulcinella protagonista di un celebre carosello realizzato per Cirio).

La mostra conferma la validità di questa chiave di lettura. Perché in qualunque campo si applichi, con o senza committente, la creatività di Pascali ha una sua tipicità. Tematica, innanzitutto: il gioco, le armi, la terra, il mare e il sole. Comuni sono anche gli elementi che lo rendono emblema delle tendenze più innovative della sua epoca: l’interesse simultaneo per arte, cinema e fotografia, l’abbattimento delle barriere tra arte e cultura di massa, il gusto della performance. I dieci anni di collaborazione (1958 – 1968) con la Lodolofilm di Sandro Lodolo rappresentano per Pascali la straordinaria palestra in cui esercitare e affinare il proprio impeto creativo, sperimentando ricerche e iniziando racconti in seguito sviluppati nelle opere che la storia dell’arte del ‘900 ha da tempo consacrato.

Al di là del problema, in fondo un po’ ozioso, del valore artistico dei lavori con finalità promozionale, va sottolineato lo storico contributo offerto da Pascali allo sviluppo della comunicazione pubblicitaria e televisiva in Italia. La sua morte interrompe una ricerca davvero innovativa in questi campi e di gusto sin troppo raffinato. Non è un caso che i bellissimi lavori realizzati per Agip, Alberti, Algida, Autoservizi Maggiore, Biscotti Maggiora, Caffè Camerino, Caffè Mauro, Cirio, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane, Rai e tanti altri committenti eccellenti raramente siano rimasti nella memoria popolare. Troppo raffinati, appunto, troppo “artistici“.

INFORMAZIONI
Emmeotto
Tel. 06.3216540
e-mail: info@emmeotto.net
Orario: dalle 10,30 alle 13,00; dalle 16,30 alle 20,00
Chiuso il lunedì e nei giorni festivi

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