Esordio sorprendente per Pif nella veste di regista
Esordio sorprendente per Pif nella veste di regista

E’ da pochi giorni nelle sale cinematografiche italiane La mafia uccide solo d’estate, opera prima di Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, noto principalmente al pubblico giovanile come conduttore del programma televisivo Il testimone su MTV ed ex Iena. Presentato al Torino Film Festival 2013 (concluso il 30 novembre ), si è aggiudicato il “Premio del pubblico”. Il titolo del film ha un’assonanza con il libro dell’Onorevole Angelino Alfano, appunto intitolato La mafia uccide d’estate.

Dopo gli esordi come inviato dalla verve comica, la carriera di Pif ha avuto un’evoluzione verso ruoli più impegnati in cui l’ironia è la sottile arma con cui divulgare messaggi di valore sociale colti con occhio attento e perspicace.

E’ su questi presupposti che nasce la sua prima fatica cinematografica, di cui è regista, autore e attore. Ha scelto un tema, la mafia e la sudditanza psicologica di chi vive in certe terre, con l’intenzione di raccontarlo senza banalizzazioni o strumentalizzazioni. In poco più di 90 minuti, è riuscito a spiegare attraverso gli occhi di un bambino tale piaga sociale mostrando come sia possibile – sarebbe meglio dire doveroso – ribellarsi.

Siamo a Palermo negli anni ’70. Il piccolo Arturo (cioè il nostro regista da bambino) vive in una città stravolta dalle stragi mafiose, circondato da una famiglia passiva che non sembra comprendere fino in fondo la gravità del fenomeno mafioso. Tutta questa omertà farà nascere in lui un forte senso civico che nel corso degli anni crescerà sempre più, di pari passo con il suo amore per Flora. Da giornalista in erba, Arturo intervista i grandi eroi del suo tempo, come il Generale Dalla Chiesa, anche se non riuscirà mai a strappare una dichiarazione all’allora primo ministro Giulio Andreotti, di cui custodisce fotografie e ritagli di giornale nella sua cameretta.

La forza e la ricchezza di questo film stanno nell’alternanza di  semplicità e crudezza con cui vengono rilette le pagine più tragiche della cronaca italiana. Attraverso lo sguardo, spesso comico, di Arturo, Pif mette in luce la passione di molti giornalisti e attivisti siciliani che in quegli anni (ma possiamo dire anche oggi) hanno affrontato la verità senza paura e senza nascondersi. E’ una lezione di vita per i giovani, che purtroppo non conoscono (se non in modo superficiale) il reale significato di questo fenomeno criminale così ingerente e aggressivo, che solo l’urlo di un popolo unito può sconfiggere.

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