Il presidente dell’AIA Marcello Nicchi esclude categoricamente l’utilizzo della moviola nel calcio. Ma come mai tanto ostracismo per un mezzo usato con soddisfazione in quasi tutti gli altri sport?
Nicchi
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Il Presidente dell’Associazione Italiana Arbitri (AIA) Marcello Nicchi è stato categorico: “Meno si parla di tecnologia e meglio è. La moviola in campo è la fine del calcio”. Insomma, più che una bocciatura, sembra una scomunica senza possibilità di rettifica. Ma sono parole, che seppur dette con toni pacati e con le migliori intenzioni di evitare le polemiche, lasciano spazio a due repliche piuttosto evidenti.
La prima è che il calcio nella sua crociata anti-tecnologia si sta isolando progressivamente dagli altri sport. Il tennis non ha perso nulla del suo fascino dopo l’avvento di “occhio di falco”, il basket si è avvalso senza pentimenti dell’istant replay, la giuria impiega abitualmente in F1 le immagini televisive per infliggere penalità o dirimere controversie, persino il rugby che ha dimensioni del campo analoghe (e risorse decisamente più basse) non si vergogna di permettere all’arbitro di chiedere il supporto tecnologico quando non è sicuro della decisione da prendere in un momento topico del match. Insomma, non si tratta di stravolgere uno sport nè di avere l’illusione di eliminare ogni errore ma banalmente di usare tutte le risorse per limitare gli sbagli dando ai giudici di gare anche la serenità di sapere di poter contare su un aiuto esterno.

La seconda constatazione arriva rileggendo la perentorietà delle parole di Nicchi: “La moviola è la fine del calcio”. Ma perchè questo accanimento? Andando a ruota libera con la memoria, ci permettiamo di ricordare che il calcio negli ultimi anni è riuscito a sopravvivere passando sopra a tutto – e anche sotto a tutto – rimanendo lo sport più popolare nonostante doping, passaporti falsi, bilanci taroccati, scontri negli stadi, partite truccate, concordate, vendute, “biscotti”, sceneggiate, insulti razziali e tanto altro ancora. Possibile che il vero pericolo sia concedere la possibilità a un arbitro che non ha visto un episodio (perchè lontano dall’azione o coperto da altri giocatori) di chiedere a un assistente di soccorrerlo facendo uso del supporto delle immagini piuttosto che costringere al direttore di gara a scegliere sperando nella buona sorte? Che cosa avrà mai di così terribile questa macchina infernale della moviola se non può essere usata e se è meglio non nominarla neppure? Viene da chiedersi come mai anche Michel Platini, figura da sempre aperta alle innovazioni e di grande freschezza mentale, da capo della UEFA chiuda senza indugi la porta alla moviola.

Ci piacerebbe tanto saperlo. E come avviene spesso con i misteri del calcio, parafrasando Socrate è che l’unica certezza è che sappiamo che non lo sapremo mai.

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