[oblo_image id=”1″]Che Mourinho avesse una più che alta opinione di sé, questo risultava evidente già da molto tempo, anche prima che fosse designato come allenatore dell’Inter. Eppure, come è evidente, la squadra di Milano, assieme al posto in classifica, sembra aver ereditato anche l’arroganza da quella che fino a qualche anno fa sembrava la squadra imbattibile, la Juventus. Grazie alla supponenza di elementi come Mourinho -certo non l’unico- l’Inter sembra aver raggiunto “lo stile Juventus” o, come l’hanno ribattezzata, “l’ostile Juventus”.

Dopo aver liquidato Ranieri definendolo, con un giro di parole, un perdente, stavolta la vittima del cosiddetto “è insopportabile, ma se lo può permettere”, che aleggia intorno a ogni arrogante (ma vincente), è Ancelotti. Al di là della fede sportiva, Ancelotti, sorvolando sul suo talento sia di giocatore che di allenatore, che non vanno messi in dubbio, è uno di quei personaggi che se perde non sbraita, se vince non provoca. Allena, punto. E lo fa con un self-control e una classe che l’irascibile Mourinho, memore di come è solito reagire al nome “Mancini”, dovrebbe cominciare ad approcciare.

Con la solita mancanza di rispetto, sprezzante, dichiara che, se anche Ancelotti portasse il Chelsea alla vittoria nella Premiership, questo avverrebbe dopo soli cinque anni, non cinquanta, quanti erano quando lui la vinse con la suddetta squadra. A chi sa del calcio anche solo se il pallone sia rotondo o quadrato, non è esattamente ignoto che il Chelsea, fino ad allora squadra di media classifica, interessante ma non al livello di colossi come il Manchester United, è stata portata al livello stellare di oggi con le banconote di Abramovic, a colpi di Lampard e Shevchenko, solo recentemente. L’affermazione di Mourinho sarebbe come se una squadra come l’Udinese, squadra interessantissima ma non al livello dell’Inter, fosse acquistata da un miliardario che la riempisse di campioni della caratura di Raul, Cristiano Ronaldo o Puyol, e poi l’allenatore si considerasse unico artefice del cambiamento. Normalmente verrebbe considerato ridicolo e imbarazzante, ma lui è lo “special one”, quindi tutti a testa china perché se lo può permettere.

Alcuni credono che chi vince possa fare ciò che vuole, in virtù del suo talento. Queste persone uccidono l’umiltà e la serietà di campioni come Roberto Baggio, Francesco Totti, Alessandro Del Piero, Carlo Ancelotti.

Qualcuno chiama José Mourinho lo “special one”. Chissà che col tempo non diventi –o sia già diventato- l’”insufferable one”.

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