[oblo_image id=”1″] Parliamo in questa intervista con Morgana, la Metal Queen italiana per eccellenza, la prima donna che ha rappresentato il metal in Italia, una bellissima voce che ha segnato la storia e che ha saputo farsi valere in un ambiente ostico per quegli anni, parliamo del suo passato e del suo grande ritorno rappresentato da un album che sa colpire e simbolo della grande personalità di Morgana.

 

Facciamo un salto a ritroso nel tempo, il tuo percorso inizia quando avevi solo sedici anni, in che modo? Questione di D.N.A.? Come ti sei avvicinata al metal e perché? Un mio cugino con qualche anno più di me, mi iniziò al Rock che ero poco più di una bambina. Led Zeppelin, Deep Purple, Traffic, Ted Nugent e molti altri. Impazzii letteralmente per questa musica mentre il 90% delle mie coetanee sbavava per Baglioni ed affini. Il solo ruolo di “spettatore” però non mi bastava, così misi un semplice annuncio su un giornale delle mia città per cercare una band Hard Rock dove cantare. Sì, credo proprio sia stata una questione genetica, un bisogno talmente forte da essere addirittura fisiologico. Il perché? I desideri non implicano necessariamente un perché. E’ come quando ti innamori…non c’è un perché, succede e basta ed un sentimento così profondo non si può spiegare neanche con la razionalità.

 

Sei la Metal Queen italiana per eccellenza, oggi di donne nel metal se ne trovano , ma negli anni ’80 era ben diverso, spiega come hai affrontato e vissuto questa cosa, e quanta soddisfazione hai provato nell’ aver superato barriere e pregiudizi ? L’ho affrontata nell’unico modo che conosco: tirando diritta per la mia strada determinata a farmi accettare da un ambiente sessista come questo. Il primo pregiudizio da abbattere era proprio il mio sesso. Ero solo una ragazzina con i capelli rossi e darmi una chance di dimostrare il mio valore o meno era stupidamente subordinata ad esso. Le soddisfazioni sono arrivate con i live. Su un palco le differenze di genere si annullano:. o sai cantare o non lo sai fare. Devi essere credibile. Punto. I ragazzi cominciarono non solo ad apprezzarmi ma, a considerarmi una di loro. Ero una di loro ma, ho sempre mantenuto la mia femminilità come fosse un valore aggiunto. Niente atteggiamenti tutti borchie e birra. Perché mai? Io sono questa. Sono una donna e fiera di esserlo e non ho mai tentato di farmi accettare forzando la mia natura in gare di rutti con i maschi del branco. Faccio pipì da seduta ma, ho dimostrato di avere più coglioni di molti miei detrattori!

 

Ti cito un grande nome dei Damnath, Attilio Scalabrini, persona per te molto significativa, puoi spiegare il perché, e parlarci delle vostre collaborazioni? Lui per me è stato tutto. Il mio migliore amico, il mio tutore in questo mondo che non conoscevo ed il mio primo fan. Fu proprio lui a volermi fortemente nei Damnath malgrado le resistenze degli altri membri. Credeva in me e mi ha insegnato tutto. Era un uomo unico ma, fragile come vetro…Attilio mi guardava e non vedeva una ragazzina ma, una potenziale talento al di la delle mie stesse aspettative.

 Un giorno venne a casa mia con una maglietta con stampato il numero 33. Gli chiesi perché proprio quel numero; una domanda scema..senza importanza..lui mi sorrise melanconico e mi disse “perché è l’età alla quale morirò”. Morì a 33 anni schiacciato da un’auto sul cancello di casa davanti agli occhi della sua bambina..

 

Il tuo periodo nei Jester Beast? Fu un periodo esaltante! Eravamo originali, figli del nostro tempo ed avevamo un seguito enorme. Restai circa due anni, poi loro divennero sempre più estremi ed io sempre meno adatta a loro.

 

Nello stesso anno, hai formato la band Hurtful Witch, ed esce il vostro demo ‘Spectra’, che rappresenta il vostro esordio, ampliamente apprezzato da critica e pubblico, puoi parlarne?

Ero sempre più attratta da atmosfere dark e dai temi dell’occulto così formai Hurtful Witch con il prezioso supporto di Fabrizio Francese, già con me nei Jester. Un percorso breve ma intenso! Registrammo immediatamente Spectra e cominciai ad inviarlo a fanzine (il corrispettivo delle moderne webzines) ed ai pochi giornali specializzati dell’epoca. Questo demo ebbe un notevole successo ma, la magia si ruppe a causa dei malumori causati da una figura, la mia, che stava diventando sempre più dominante all’interno della band. Volevo di più, forse troppo ed ormai ero io sola ed a mio malgrado, il fulcro di questa band. Non valeva la pena continuare.

 

1987 : un anno di svolta,  in cui assumi totalmente una tua identità musicale e nasce così Morgana, parla del tuo progetto da solista, e del tuo demo intitolato ‘Welcome in the Dark’.

Non scelsi il nome Morgana solo in omaggio alle varie saghe e leggende ma, soprattutto per il suo significato di miraggio. Una “Fata Morgana” è appunto un miraggio ed in fondo un progetto solista nel Metal di una donna all’epoca era proprio un miraggio! Welcome in the Dark richiama ancora il mio periodo dark  ma, vissuto esclusivamente come un viaggio dentro la parte più nascosta ed oscura della mia anima.

Tutti ormai finivano per identificarmi nel leader della band, quindi poteva solo significare che era arrivato il momento di tentare l’azzardo.

 

Personalmente parlando, quanto ha significato questo tuo passaggio dalla band a solista?

E’ un po’ come la scelta di alcuni a restare single…godi sicuramente di più libertà d’azione e decisione e puoi collaborare con chi più ti aggrada ma, alla fine sei solo e non hai l’appoggio di nessuno. Per me ha significato un carico di responsabilità enorme ma, non avevo alternativa. Io vivo delle mie passioni e, ahimè, a volte dei miei “colpi di testa” e non avrei mai potuto chiedere ad altri tutte quelle lacrime ed il sangue che io ero disposta a versare. Una band ti protegge attraverso la condivisione di eventi belli o brutti che siano ma, tutti identificavano il progetto Morgana con Roberta Delaude ed era perlomeno ridicolo non prenderne atto.

Sempre in quell’ anno, esce il tuo primo EP intitolato ‘Morgana’, che tutt’ora rappresenta una perla rara per i collezionisti, a quale canzone di quest’ album, sei più legata e perché?

Man è la prima canzone d’amore io abbia mai scritto. Ero giovane ed avevo ricevuto la prima coltellata al cuore…e chi non ne ha prese.. questa song pare quasi fuori contesto ma, in realtà è il primo passo verso una trasformazione dettata dalla realtà  che, iniziava ad affacciarsi anche nella mia musica. Lady Winter rimane però la mia favorita: epica e violenta come piace a me. Questo è il motivo per il quale ho deciso di riproporla in versione aggiornata su Rose of Jericho.

Primi anni ’90 e la tua esperienza in Germania, che in qualche modo e’ legata all’uscita dell’ album ‘Two Face’ , puoi parlare di questo periodo, che tra l’ altro ha rappresentato per te una lunga battaglia?

La Germania era un po’ il nostro “Eldorado”; molte indie distribuite da multinazionali, studi di registrazione e produttori specializzati nel Metal. Proprio una di queste label mi contattò e mi mise sotto contratto.

Mi trasferii vicino Stoccarda. Ieri come oggi, era prassi comune chiedere agli artisti una sorta di rimborso spese. Pagai di tasca mia lo studio ed iniziammo subito a lavorare al mio album. Improvvisamente tutto si fermò. L’etichetta vide in me un ritorno economico più immediato trasformando il progetto Morgana in qualcosa di assolutamente pop. Non potevo crederci..mi opposi con tutte le mie forze! Seguirono settimane di battaglie…non arretrai di un millimetro e vinsi la mia battaglia. Registrai i brani che, 20 anni dopo comporranno “Two Faces”. Avevo vinto la mia battaglia ma, avevo perso la guerra. Non ci misi molto a scoprire che, alla fine i brani che mi avevano “ceduto” non erano nient’altro che basi già sentite di loro bands e da me solo rielaborte nella partitura di voce e testi…decisi che, quell’album non avrebbe mai visto la luce. Tornai a casa con la morte nel cuore e semplicemente decisi di sparire. Avevo amato troppo e non solo non ero stata corrisposta ma, tradita ed umiliata! Vent’anni dopo un amico scova quest’album su e-Bay. Non potevo crederci…si erano appropriati del mio lavoro! Quest’album è un figlio non desiderato e non amato ma, comunque un figlio è una cosa tua e non lo rinnego.

 

La tua passione per la musica e la tua grinta ti hanno fatto riavvicinare alla scena metal italiana, infatti nel 2005 viene stampato ‘Three Years Of Madness’, un ottimo lavoro, che vanta di un’eccellente collaborazione, descrivilo e cos’ha rappresentato per te sia come donna e sia come Morgana? Un sabato mattina ricevetti una telefonata. La mia vecchia label voleva pubblicare una mia raccolta includendo due inediti scritti in collaborazione con il grande Alberto Simonini dei Crying Steel. Dissi sì ma, a condizione di lasciarmi fuori da promozione e balle varie. Non ero ancora pronta a tornare; avevo ancora troppo rancore da smaltire ed un paio di conticini da chiudere con me stessa. Three Years of Madness ebbe però un buon successo ed iniziai a ricevere richieste d’intervista ecc… si dice che “l’appetito vien mangiando” ed io ero affamata. Le critiche positive e l’immutato affetto dei miei fans scalfirono a poco a poco la mia corazza ed aumentarono il mio desiderio di tornare all’unica cosa alla quale io sia mai davvero appartenuta: la Musica. Questa raccolta è una specie di album dei ricordi e niente ti ammazza di più che, tornare al tempo in cui eri felice e soddisfatta di te stessa. Morgana era tornata nella mia vita ed io mi ero accorta di avere ancora bisogno di lei. Iniziai a pensare ad un mio ritorno pur con la paura più che fondata del fallimento. Troppi anni…troppe scelte fatte e rinnegate…troppo caos nella mia vita…come avrei potuto essere la stessa? Eppure, giorno dopo giorno mi preparavo inconsciamente al mio ritorno; mi preparavo alla guerra..

 

Nel 2010, hai incontrato colui che ha saputo darti lo stimolo adeguato per rimetterti in gioco, cos’ha rappresentato quest’ incontro per te? Ero fuori da secoli e da sola non avrei potuto mai farcela. Considerata la mia storia ero obbligata a rientrare solo dalla porta principale o sarebbe stato un disastro annunciato. Vagliai molte offerte di collaborazione, poi il mio incontro con Tommy Talamanca dei Sadist. Mi colpì molto la sua serietà ed un certo distacco nell’affrontare la mia proposta. Continuava a fissarmi e mi ripeteva che, questo mio progetto era una grossa sfida. Insomma: alla mia proposta non fece i salti di gioia come tutti gli altri!!…non sapevo che pensare ma, io avevo deciso: volevo lui.

Tommy non solo è uno dei migliori chitarristi in circolazione ma, suona con un pathos che ti arriva diretto al cuore. Lavorare con lui è stato stimolante; mi ha messa davanti ai miei stessi limiti per fare in modo io li superassi. In fase di pre produzione un giorno prese un microfono, lo piazzò in regia e mi mise nella peggiore condizione possibile per cantare! Niente cuffia, niente reverbero…niente…registrò la mia voce sulle basi incomplete dei brani di Rose of Jericho. Non disse una parola; di queste registrazioni mi fece un bel cd e mi rispedì a Torino a meditare sui miei errori!!! Tornai il mese dopo e registrai le voci bene, senza bisogno di artifizi elettronici (cosa che, peraltro lui come produttore aborrisce) e nella metà del tempo che avevamo stimato! Dietro la lavagna, signorina! E con il cappello da somaro! E vedi di tornare solo quando hai imparato la lezione!  Oh se l’ho imparata! Eccome!

 

Quest’ anno è nato il tuo ultimo prodotto, una vera perla musicale, intitolato ‘Rose of Jericho’,  lo stesso nome di una pianta considerata immortale, presentaci la tua nuova creatura e cosa rappresenta per te?

La rosa di Gerico è un arbusto detto anche “pianta della resurrezione o dell’immortalità”. Mi piaceva il parallelo tra questa piantina (ne ho una da circa 14 anni) apparentemente morta, completamente secca ma, che una sola goccia d’acqua fa dischiudere e tornare verde. Quest’album per me significa la mia rinascita non solo musicale ma, spirituale dopo un periodo molto difficile della mia esistenza. Un ritorno alla vita ed a ciò a cui davvero appartengo. Rose of Jericho è un lavoro molto intimo e vive nel suo tempo. Niente “operazioni nostalgia”, avrei finito per essere la caricatura di me stessa! E’ allo stesso tempo un ritorno alle origini con un Hard Rock ruvido ed oscuro e linee vocali a tratti bluesy. La collaborazione non solo di Tommy Talamanca ma, di Andy Marchini ed Alessio Spallarossa rende quest’album un piccolo capolavoro di tecnica e passione. Amo quest’album con tutta me stessa!

Nell’ ultimo album, troviamo anche un’eccellente  rivisitazione della canzone ‘Bang Bang’,come mai sei legata a questa song?

Papà e mamma avevano il 45 giri della versione italiana di questo brano. Non andavo ancora alle elementari ma, consumai quel vinile…non lo so..forse mi piaceva ed ancora mi piace urlare “Bang! Bang!”

 

1983-2011: in che modo ti senti evoluta musicalmente e interiormente?

Quelli come me diventano adulti di botto o forse non lo diventano mai; troppo impegnati a sognare per vedere la realtà. Un mattino ti svegli senza aprire gli occhi e preghi lo stesso dio che hai bestemmiato di portarti via perché, la sofferenza che stai vivendo è troppa e stavolta sei certa che non riuscirai a rialzarti. Dio è sordo o forse solo troppo impegnato ed allora apri gli occhi, ti asciughi le lacrime e scegli la tua strada. La mia musica è un percorso di vita: l’entusiasmo e la cocciutaggine dell’adolescenza;  la forza e la determinazione della giovinezza ed infine l’accettazione del dolore nell’età matura ma, con la consapevolezza di essere abbastanza forte per affrontarlo condividendolo. Rose of Jericho è Roberta oggi. Quest’album è una dichiarazione d’intenti per il futuro e non il mio testamento. Il tempo è solo una convenzione; è il QUANDO ad essere importante ed io mi sono detta: “se non ora, quando?”. Ero pronta. Punto.

 

Come prendono vita i  testi delle tue canzoni?Temo principalmente dai miei continui scazzi con gli uomini! Detengo il record europeo di “scaricamento”, nel senso che sono riuscita persino a farmi scaricare da uno che, manco ci siamo fatti una storia! Incredibile.. Beh..dai..seriamente diciamo che, parto da una situazione a volte vissuta personalmente o magari solo sentita raccontare e la traduco in versi. Racconto la realtà ma, vista con gli occhi dell’anima.

Dagli esordi ad oggi, come vedi cambiata  l’ ideologia riguardo al mondo del Metal e cosa ne pensi dell’ underground italiano odierno? I metallari nell’immaginario collettivo non sono più cattivi, sporchi, satanisti e sempre ubriachi..io sono una vecchia metallara ed ho un ruolo di grande responsabilità e prestigio nell’azienda nella quale lavoro. In ufficio ascolto gli Slayer e nessuno mi discriminerà per questo!  Vedo però una pericolosa deriva causata da un’omologazione massiva…tutti vestiti uguali…tutti truccati uguali…non lo so… niente si evolve se non si sperimenta; bisogna andare oltre le mode e gli schemi. Rose of Jericho è un album coraggioso anche perché, non abbiamo voluto uniformarci ai gusti attuali, a ciò che va per la maggiore. L’underground italiano odierno? sta partorendo ottime bands, preparate tecnicamente più di quanto lo fossimo noi e piene d’entusiasmo-. A loro va il mio in bocca al lupo!

  

Di tutte le tue produzioni, a quale tua song sei maggiormente legata? Perché ? Sono particolarmente legata a 610, l’unica ballad di Rose of Jericho. Questo brano è stato il provino che, mi ha permesso di rientrare nel mio mondo ed a pieno titolo. Ha una storia roccambolesca che, tira in mezzo una quantità incredibile di persone: una follia! Ma è stato il mio passaporto per rientrare in patria dall’esilio autoimpostami e per questo è la mia prediletta.

 

Una curiosità personale, che musica ascoltavi in passato e che musica ascolti oggi? Qual’ è il tuo album preferito in assoluto? Ho sempre ascoltato di tutto senza paraocchi. La buona musica lo è indipendentemente dal genere. Adoro i cori, persino quelli degli Alpini! Sono una che, si commuove fino alle lacrime a sentire un soprano cantare un’aria!  Ascoltavo Rolling Stones ed ho sempre odiato i Beatles; mi piace la poesia di De Gregori e la violenza dei Metallica. La sensualità di Aerosmith.  Ascolto Dimmu Borgir e Amon Amarth ma, mai di notte! Adoro Korn e Linkin Park. Non sono una purista! Ascolto quello che mi piace e che, mi fa star bene in quel momento. Il mio album preferito? Eh beh! Rose of Jericho, of course!

 

19)Puoi anticiparci qualcosa riguardo ai tuoi progetti e collaborazioni future? Sarebbe bello poter dare un seguito a Rose of Jericho ma, ora è prematuro parlarne. Una cosa è certa: non lascerò passare altri 20 anni!

 

20)E’ possibile vederti live? Ci stiamo preparando per promuovere live Rose of Jericho e non vedo l’ora!! Comunicheremo le date sul mio sito www.morganadelaude.come sulla mia fan page Morgana su Facebook.

  

[oblo_image id=”2″] Ringrazio Morgana per la bellissima collaborazione e Trevor (Nadir Promotion) per la sua disponibilità.

 

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