[oblo_image id=”1″] La storia è cominciata il 10 Gennaio 1960 con il gol di Stacchini in un Milan-Juve raccontato dall’inconfondibile voce di Nicolò Carosio. Forse neanche i pionieri come Enrico Ameri, Andrea Boscione e Sandro Ciotti immaginavano di essere sul punto di dare il via ad una rivoluzione capace di modificare il costume e le abitudini degli italiani. 50 anni dopo, Tutto il calcio minuto per minuto conserva lo stesso fascino confermandosi un osservatorio privilegiato sul mondo del pallone. Conoscerne i segreti aiuta a comprendere uno spaccato importante della società e la sua evoluzione nel corso dei decenni.

Ne discutiamo con Federico Floris, studioso del microcosmo del giornalismo sportivo e autore di un accurato saggio intitolato Quasi gol, il racconto orale della partita di calcio in radio e tv dagli anni ’30 ad oggi tra commedia e realtà.

Com’è cambiato il modo di raccontare il calcio in questi 50 anni? Parecchio. C’è stata una prima fase di informazione pura legata a Carosio ed Ameri in cui il radiocronista si limitava a descrivere ciò che avveniva  dinanzi ai propri occhi. E’ seguita l’epoca dello sporttainment in cui si univano elementi di cronaca a dettagli folkloristici. Ora siamo nell’era del reality calcio in cui grazie a bordocampisti e flotte di inviati c’è una sorta di spioncino sempre aperto per accompagnare lo spettatore dentro l’evento.

Qual è stata e qual è ora la funzione di Tutto il Calcio? Prima era l’unica trasmissione a raccontare il calcio in diretta. Ora mantiene un seguito nonostante la concorrenza televisiva. Per chi viaggia o non trascorre le domeniche in casa rimane un’insostitubile compagna. C’è un epica dettata dalla cecità del mezzo che la rende speciale rispetto al video.

Le espressioni più fortunate dei radiocronisti sono intervenute nel processo di mutamento del lessico comune. Si può individuare un omologo della celebre frase di Mario Ferretti che ha attraversato generazioni di appassionati di ciclismo? (C’è un uomo solo al comando, la sua maglia è bianca e azzurra.  Il suo nome è Fausto Coppi). Quasi gol. Ma sarebbe meglio dire Quasi rete, poiché Nicolò Carosio evitava ogni espressioni straniera. Carosio è stato uno dei protagonisti della radiocronaca epica pretelevisiva in cui si dipingeva la partita a costo di perdere l’immediatezza del resoconto.

Ma è corretto ritenere radio e tv destinate a vivere sempre da antagoniste? La tv ha rivoluzionato il modo di raccontare il calcio, ma la radio continua ad avere un innegabile fascino. Sono talmente diverse da non poter essere in concorrenza. Piuttosto, sono interessanti i casi di commistione come Quelli che il Calcio o Mai dire gol dove trasmissioni video di successo sfruttano il potere e lo stile del mezzo radiofonico sia come oggetto di scherno sia come modello di professionalità da seguire.

Advertisement