Mario Biondi
Mario Biondi
Mario Biondi un 2013 da incorniciare

Per Mario Biondi, il 2013 è stata davvero un’ottima annata, inaugurata con l’uscita di “Sun” e salutata il 30 dicembre all’Auditorium Parco della Musica con l’ultima tappa di un tour di grande successo, che l’ha visto condividere il palco con la formazione degli Italian Jazz Players. Un anno di record, più di quel 2009 che diede i natali ad “If” e lo portò ad incidere un inedito scritto per lui da Burt Bacharach in persona.

Se “If” raggiunse il secondo posto delle classifiche italiane e dimostrò che il soulman catanese era molto di più di un fenomeno discografico passeggero, nel 2013 “Sun” ha eguagliato il primo posto dell’album di debutto, “Handful of Soul”, e ha piazzato Biondi alla guida internazionale di un movimento artistico – quello del Nu-Jazz – che riconosce in artisti quali Leon Ware, Al Jarreau, Chaka Khan, gli Earth, Wind & Fire, Omar, James Taylor e gli Incognito i suoi padri nobili. E’ esattamente con questi pesi massimi della black music che il nostro crooner ha collaborato per dare luce a “Sun”, album di una qualità difficilmente rinvenibile nella maggior parte dei prodotti discografici che hanno scalato le classifiche d’Italia e d’Europa negli ultimi anni.

Composizioni di grande spessore, arrangiamenti originali e curatissimi, produzione cristallina e ben studiata – affidata alla mente di Bluey, frontman della leggendaria band inglese Incognito – e cover raffinate e affatto scontate, come quella di “Girl Blue” di  Stevie Wonder, una perla spesso dimenticata del songbook del genio del Soul. E’ questo il segreto dietro al successo di un lavoro come Sun, trainato da singoli radiofonicamente più che azzeccati, come “Shine On”, “What Have You Done To Me” e “Deep Space” in duetto con James Taylor.

A dicembre, poi, è arrivata una sorpresa che ha chiuso l’annata nel migliore dei modi: “Mario Christmas”, l’album di cover natalizie – più due inediti niente male – che ogni crooner che si rispetti deve avere in repertorio. E così finiscono in rotazione radiofonica versioni Nu-Jazz di classici come “Last Christmas” degli Wham o “Driving Home for Christmas” di Chris Rea e tanti altri standard, tra cui “Have Yourself A Merry Little Christmas” e “Let It Snow”. C’è spazio anche per una chicca da intenditori: la cover di “Close To You” di Bacharach nella versione portata al successo da Isaac Hayes, il Mosè nero, che è per Biondi un autentico punto di riferimento, molto più del Barry White a cui viene spesso accostato per ragioni discografiche.

Anno dopo anno,Mario Biondi continua a sfornare prodotti di ottima caratura e decisamente in controtendenza rispetto agli standard di buona parte dell’industria discografica italiana, rivolgendosi a una fetta di mercato adulta e dal gusto musicale più definito. Forse è prematuro parlare di un nuovo album di inediti, ma ad un artista così, che ci ha regalato il ritorno del Jazz e del Soul nelle classifiche e nelle rotazioni radiofoniche, non possiamo far altro che augurare un 2014 sensazionale.

Advertisement

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui