[oblo_image id=”1″] Il 15 Aprile non si gioca: è’ il giorno della memoria. Perchè il miglior modo per ricordare una tragedia, è impegnarsi per evitare che se ne possa verificare un’altra. Quel maledetto 15 Aprile 1989 era in programma Nottingham Forrest-Liverpool. Doveva essere una partita, è stata un massacro. I cancelli dello stadio di Hillsborough che si aprono troppo presto e senza controllo, la folla che invade le tribune, gli spettatori delle prime file che vengono travolti. 98 di loro non si alzeranno più. Dopo arriveranno i provvedimenti anti hooligans, si renderanno più severi i controlli per la sicurezza, spariranno i posti in piedi. Tutte decisioni corrette, ma quei morti rimangono. E per non dimenticarli, per non farli apparire una massa indistinta, il Liverpool ha deciso che in quel giorno c’è bisogno del silenzio. E non c’è nessun silenzio assordante come quello che regala uno stadio vuoto. Tra le vittime c’era anche Jon-Paul Gilhooley, un bambino di 10 anni. I giornali dell’epoca lo celebrarono come l’immagine più struggente di un dramma collettivo. I genitori risposero con una scritta sulla corona di fiori. “To the world was a football fan. To us he was the world”, “Per il mondo era un tifoso di calcio. Per noi era il mondo”. I genitori non parteciparono alle manifestazioni ufficiali, non accettarono gli inviti delle squadre. Non sempre si può rimediare, non sempre il tempo attenua il dolore. 20 anni fa, nessuno poteva immaginare che il cuginetto di Jon-Paul Gilhooley sarebbe diventato il capitano e il simbolo del Liverpool. Steven Gerrard aveva 8 anni e per parecchio tempo pensò che se non si poteva più giocare con Jon-Paul, forse era il caso di smettere anche con il pallone. Anche adesso continua a tormentarlo il dubbio che per qualcuno della sua famiglia vederlo su un campo di calcio, possa riaprire una ferita. E’ diventato un fuoriclasse, ma il 15 Aprile non gioca. E’ stato lui a farsi portavoce della squadra verso l’UEFA chiedendo di anticipare la sfida di ritorno dei quarti di finale con il Chelsea. I reds non hanno passato il turno, ma andranno comunque ad Anfield con i loro tifosi. Si accenderanno 98 candele e per qualche minuto si intonerà l’inno You’ll never walk alone, Voi non camminerete mai da soli. Poi calerà un silenzio ovattato, irreale. Rispettoso di chi da quel 15 Aprile 1989 non riesce più a vedere una partita di calcio senza piangere. Ripensando a qualcuno che non c’è più: i 98 angeli di Hillsborough

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