[oblo_image id=”1″] Se ti chiami Italia, qualificarti ai mondiali è doveroso. Se poi sei anche campione in carica, non puoi certo esaltarti per aver vinto un girone con Irlanda, Bulgaria, Cipro, Montenegro e Georgia. Tutto vero, eppure il pareggio di Dublino sembra indicare la rotta per la spedizione che culminerà in Sudafrica. L’Italia non è bella a vedersi, non offre un calcio spumeggiante.  Questa è la sua natura. La nostra nazionale non è mai stata irresistibile per valori assoluti, ma è l’avversaria che tutte vorrebbero evitare quando il risultato conta per davvero. Sa adattarsi alle esigenze dell’incontro, barcolla senza crollare e risorge quando appare spacciata. Riacciufare il 2-2 dopo essere passata in svantaggio per la seconda volta a tre minuti dal termine, denota una forza mentale straordinaria. L’organico non era il migliore della rassegna iridata 2006, non può esserlo certo ora. Ed è proprio per questo che Lippi punta tutto sulla costruzione di un gruppo coeso e compatto. L’esperimento di scimmiottare chi declama fubtal bailado come Brasile o Spagna è fallito misteriosamente nella Confederations Cup. Meglio tornare al vecchio spartito spostando ogni gara sul piano della lotta senza quartiere, calibrando duttilità tattica e mentalità vincente. E’ per questo che Lippi non ha ancora convocato Cassano: non è così cieco da non leggere il talento di Fantantonio, ma non vuole mettere il destino della nazionale campione del mondo nelle mani di un solo giocatore. Non è questione di simpatia o di ruggini ancora vive nello spogliatoio, quanto di gestione di equilibri mentali. Cassano è accentratore per definizione: sta facendo benissimo alla Samp, ma a dispetto delle qualità ha avuto troppe zone d’ombra nei top team come Roma e Real. Più facile che trovino spazio Balotelli o Totti. E non c’è da pensare che il ct venga toccato da sussulti popolari o aggressioni mediatiche. Nessuno come lui sa trasformare la pressione in rabbia positiva. Il clima da trincea gli piace e non si preoccupa di apparire simpatico. Fino a prova contraria, di mestiere fa l’allenatore e non il comico. E vedendo i risultati ottenuti in carriera, forse sarebbe il caso di fidarsi di lui. Magari non sceglierà la rotta apparentemente più tranquilla, ma condurrà come sempre la nave in porto.

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