LeBron James
LeBron James

LeBron James e la decision 2.0 : via dai Miami per tornare a Cleveland. Una scelta difficilissima, controcorrente, abbandonando le dorate spiagge di Miami e una squadra trascinata alle ultime 4 finali per il titolo per rituffarsi in una franchigia che è un cantiere aperto, giovane e completamente da ricostruire. Ma al cuore non si comanda e dopo essere stato sul mercato dei free agent con una lettera spiega le ragioni della sua scelta da figliol prodigo: il desiderio di crescere i figli nella sua città, la volontà di redenzione dopo l’abbandono del 2010 e il sogno di trasformare le maglie bruciate e i fischi che avevano accompagnato il suo addio. Eccone, le ragioni, nelle parole dello stesso LeBron James:

Scrivo questa lettera perché vorrei l’opportunità di spiegarmi senza essere interrotto. Non voglio che nessuno pensi che “lui e Erik Spoestra non andavano d’accordo… Lui e Riley non andavano d’accordo… Gli Heat non sono riusciti a tenere insieme la squadra” perché non è assolutamente vero. Non terrò una conferenza stampa o una festa. E’ già ora di mettersi al lavoro.

1. Il sogno di LeBron James di regalare un sogno alla propria gente:

Quando ho lasciato Cleveland, sono partito per una missione.Volevo vincere dei titoli, e ne abbiamo conquistati due, ma Miami conosceva già questa gioia. La nostra città invece non la prova da tantissimo tempo. Il mio obiettivo è sempre quello di vincere più titoli possibile, non c’è ombra di dubbio, ma la cosa più importante per me è riportare un trofeo nel Nordest dell’Ohio.

Ho sempre creduto che sarei tornato a Cleveland e avrei chiuso lì la mia carriera, solo che non sapevo quando sarebbe successo.
2. LeBron James ‘ family
Alla fine della stagione, non pensavo minimamente al mercato dei free agent, tuttavia, io ho due figli e mia moglie Savannah sta aspettando una bambina. Ho cominciato a pensare come sarebbe stato crescere la mia famiglia nella mia città natale. Ho dato un’occhiata alle altre squadre ma non avrei lasciato Miami per altra destinazione che non fosse Cleveland. Più passava il tempo, più sentivo che era la decisione giusta da prendere e che adesso mi rende felice.
 Per farlo avevo bisogno del supporto di mia moglie e di mia madre, che può essere molto dura con me. La lettera di Dan Gilbert, i fischi dei tifosi di Cleveland, le maglie bruciate sono state cose difficili da digerire per me. Le mie emozioni erano ancor più contrastanti. Era facile dire “Ok, non voglio più aver nulla a che fare con questa gente”, ma poi ho pensato anche all’altra faccia della medaglia. Come mi sarei sentito se fossi stato un ragazzino che seguiva un atleta che mi spingeva a far sempre meglio nella mia vita e che all’improvviso se ne va? Come avrei reagito? Ho incontrato Dan, faccia a faccia, uomo a uomo e ne abbiamo parlato. Tutti commettono degli errori e io non ne sono esente. Chi sono io per portare dei rancori?
Non prometto che vinceremo un titolo. So quanto sia dura mantenerla questa promessa. Non siamo pronti per ora, proprio no. Certo, vorrei vincerlo l’anno prossimo, ma sono realista: sarà un processo lungo, molto più di quello del 2010. La mia pazienza sarà messa alla prova, lo so, vado verso una situazione particolare, con una squadra giovane e un nuovo coach. Io sarò il vecchio saggio. Ma mi emoziona poter mettere insieme un gruppo e aiutarlo a raggiungere un livello che non sapevano di poter raggiungere. Adesso mi vedo come un mentore e sono felice di guidare questi giovani di talento. Penso di poter aiutare Kyrie Irving a diventare uno dei migliori playmaker dell’Nba, penso di poter dare una mano a Tristan Thompson e Dion Waiters e non vedo l’ora di tornare a giocare con Anderson Varejao, uno dei miei compagni di squadra preferiti.
3. LeBron James : “Essere esempio i ragazzi del Nordest dell’Ohio”
 Ma qui non parliamo di roster o di organizzazione. Credo che la mia missione qui vada oltre il basket. Ho la responsabilità di essere un leader in più aspetti e la prendo molto sul serio. La mia presenza può fare la differenza a Miami, ma credo valga ancora di più nel posto da dove provengo. Voglio che i ragazzini del Nordest dell’Ohio, come le centinaia di ragazzi di terza elementare che sponsorizzo con la mia fondazione, capiscano che non c’è posto migliore in cui crescere. Forse alcuni di loro torneranno a casa dopo il college e metteranno su famiglia o avvieranno un’attività. Queste cose mi renderebbero davvero felice. La nostra comunità, che ha avuto tante difficoltà, necessita di tutto il talento che può avere. Nel Nordest dell’Ohio nessuno ti regala niente, te lo devi guadagnare. Devi lavorare per ciò che hai. Sono pronto ad accettare la sfida, torno a casa.
 LeBron James 
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