[oblo_image id=”1″] E’ sempre Rafa Nadal il re. La sfida infinita con Roger Federer ha vissuto il primo atto del 2009 nella finale degli Australian Open: un classico del grande tennis che ancora una volta non ha tradito le attese. Ci sono voluti cinque set e quasi cinque ore; a spuntarla è stato il campione di Maiorca, primo spagnolo nella storia a vincere a Melbourne. Eppure, i favori della vigilia erano tutti per Roger Federer, apparso brillante come ai tempi d’oro in semifinale e nei quarti superati agevolemente annichilendo l’argentino Del Potro e l’americano Roddick. A spingere lo svizzero c’era anche il sogno di raggiungere Pete Sampras agguantando il 14° torneo del Grande Slam. Nadal, invece, era reduce dalla maratona con il connazionale Verdasco, terminata dopo 5h12… Ma le risorse dello spagnolo sono semplicemente infinite e anche in finale la partenza è stata bruciante. 7-5 nel primo set impreziosito da un livello di gioco straordinario dove si alternavano raffinati ricami a rete e rasoiate da fondo campo. L’attuale numero 2 al mondo ha reagito prontamente nel secondo set operando il break decisivo al sesto game: due dritti a sventaglio ed un rovescio in lungolinea da applausi per pareggiare i conti chiudendo con un perentorio 6-3. Equilibrio sovrano anche nel terzo parziale deciso al tiebreak. Ed è proprio nel frangente più delicato che Nadal ha fatto la differenza con due recuperi strepitosi, unici eppure tipici del suo repertorio. Si temeva che Federer accusasse il colpo e mollasse la presa. Ma nel momento più difficile, l’orgoglio del fuoriclasse di Basilea è emerso con prepotenza. Federer ha tenuto il servizio sul 2-2 con tre stop volley e ha poi allungato nel game decisivo. 6-4 e tutto rimandato al quinto e decisivo set. Ecco l’unica nota stonata: se il prologo e lo svolgimento del match avevano regalato le stesse emozioni dell’epica finale di Wimbledon, l’epilogo ha lasciato a desiderare.  Un passaggio a vuoto di Federer ha permesso a Nadal di issarsi rapidamente sul 4-1, E una volta intravisto lo striscione dell’ultimo chilometro, lo spagnolo ha inferto l’ultima accelerazione sigillando il fatale 6-2. Per Nadal è l’ennesima conferma da numero uno: impressionante la capacità di migliorarsi aggiungendo sempre un tassello al proprio gioco. Il servizio più robusto e la maggiore incisività del rovescio hanno consentito il salto di qualità anche sul cemento, la superficie tradizionalmente più ostica. Federer ha poco da rimproverarsi. Senz’altro patisce il carisma del rivale, tuttavia nella Rod Laver Arena ha condotto l’incontro come da copione aggredendo ogni scambio con accelerazioni di dritto ed improvvisi blitz a rete. Un forcing devastante, ma non sufficiente per sgretolare la resistenza di Nadal, un autentico muro da fondocampo capace di rispedire tutto dall’altra parte della rete. Per lo svizzero e per tutti gli appassionati rimane una certezza: l’occasione della rivincita non mancherà di certo. L’Australian Open era solo il primo round di un combattimento sulle 15 riprese.

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