[oblo_image id=”3″] Comincia con una veglia funebre in un’atmosfera un po’ cupa il rifacimento teatrale del celebre romanzo dello scrittore sudamericano Jorge Amado Dona Flor e i suoi due mariti una storia che si può classificare fra il sentimentale e il fantastico. Ad interpretare la protagonista è stata scelta a sorpresa un’attrice del cinema, ovvero l’affascinante Caterina Murino. L’opera, comunque, non è così drammatica come potrebbe sembrare all’inizio: i momenti di comicità, infatti, non tardano ad arrivare. Un ruolo fondamentale in questo senso lo svolge il gruppo di tre amiche alquanto pettegole, nonché la madre brontolona dell’eroina. [oblo_image id=”4″] Saranno proprio loro a spingere quest’ultima, vedova da poco, a risposarsi di nuovo, stavolta però con un uomo meno scapestrato (Paolo Calabresi) e con un lavoro stabile. Ma il fantasma dell’ex marito (Max Malatesta), del quale Dona Flor sente ancora la mancanza, non tarderà a farsi sentire, mettendo la poveretta in una situazione decisamente ingarbugliata…

La commedia, cambiando di tono nel corso del suo svolgimento, è accompagnata di conseguenza da varie scenografie, mai ad ogni modo troppo ricche. In più dello spazio, a un lato del palcoscenico, viene sempre riservato a una piccola orchestra, che rende ancora più viva la scena con l’esecuzione di brani adatti ad intervallare le diverse parti della rappresentazione.

La commedia, insomma, è sbarazzina, poiché mette in scena le consuetudini di un ménage a trois, oltre alla difficoltà diffusa delle donne di trovare tutte le qualità che cercano in un uomo in uno soltanto. Nondimeno è ben recitata e merita perciò di essere vista.

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