[oblo_image id=”2″] “Ci vuole tempo per raccontare la bellezza. Chiudiamo gli occhi ed ascolteremo come mai abbiamo fatto prima”. Il talento, l’inquietudine, il perfezionismo, la passione del genio. Al teatro Libero di Milano, Corrado d’Elia, tra i più interessanti e amati attori e registi, del panorama teatrale nazionale, porta in scena il genio indiscusso di Beethoven.

Lo spettacolo, Io, Ludwig van Beethoven, è un monologo che cerca di cogliere il sentire del grande maestro, e sarà sul palco del teatro meneghino fino al 21 aprile. Si tratta di una rappresentazione pensata, scritta e interpretata dall’attore, che solo su una sedia ripercorre le esperienze più significative vissute dal musicista, in un flusso di coscienza che emoziona e affascina il pubblico, meritando la messa in scena di diverse repliche, vista la grande richiesta, che sancisce la bravura e la capacità di intrattenere di d’Elia. L’attore porta a teatro la passione del maestro per la musica e per la vita, ed è questo il motore che muove la rappresentazione.

La passione è il vero sentimento che sta dietro la bellezza creativa e che fa di un’opera un gioiello unico e inestimabile. Parliamo di passione fatta sì di bellezza, ma anche di demoni da dover affrontare, di sfide da dover vincere, di difficoltà, come la sordità del musicista, che non è più un limite ma depura la mente e libera le mani portando a sentire la musica col cuore e con l’anima. Lo spazio scelto per la rappresentazione è neutro, asettico, bianco. L’attore è seduto su uno sgabello con la testa china, indossa uno smoking che contrasta con il biancore della scena, come a voler ricordare un pianoforte col quale il protagonista si fonde.

Mentre la musica si diffonde nella sala, il palco si colora però di tante sfumature calde e la scena si accende e si scalda. Il musicista ripercorre la sua vita, le origini modeste, il difficile rapporto con il padre, i successi musicali, la sordità, la poverta’, urla di gioia e di disperazione, ma la determinazione e il grande amore per l’arte restano il leit motiv fino alla morte.

Alla creazione dello spettacolo hanno collaborato, oltre d’Elia, quale assistente alla regia Andrea Finizio, le scene sono di Giovanna Angeli e Luca Ligato, le luci di Alessandro Tinelli, l’assistenza fonica di Giulio Fascina, i costumi di Stefania Di Martino, la consulenza e scelte musicali di Andrea Finizio e Monica Serafini

Informazioni: Teatro Libero

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