La “location” è storica. L’evento si ripete implacabilmente da dieci anni. E’ infatti giunta alla XI edizione una Fiera che celebra l’apologia della manualità, di un artigianato che si rimbocca le maniche e si scrolla da dosso il suo “status” di cenerentola nell’ambito della attività produttive. Nello spazio fieristico in località Badia di Pattano (Sa) sono pronti a partire. L’evento, che tra il 6 e il 9 dicembre, animerà le falde del Gelbison, o Monte dell’Idolo, è atteso. Lo aspetta l’antica badia basiliana attigua e perfino S.Filadelfo, primo egumeno del Monastero italo-greco. Lo attendono i numerosi addetti al settore e non solo di Vallo della Lucania (Sa).

La manifestazione nasce nel 1999 con le idee chiare come chiara è la materia utilizzata, poco importa se sia ferro o legno, se si producano ringhiere o burattini, terrecotte o sedie impagliate. L’artigianato si consacra e diventa arte tra le mani dell’uomo. Ne sanno qualcosa gli scalpellini che, nei secoli, hanno istoriato portali unici e maestosi con la pietra locale. Tutti i paesi del Cilento esibiscono queste sentinelle fregiate, spesso, di mascheroni apotropaici per scacciare la malasorte. Scalpellini ma anche fabbri, detti “furgiari” nel Cilento, ebanisti, conciatori, tutti accomunati dal lavoro manuale di chi ha imparato a dialogare con la materia. La manualità dell’uomo ha scritto splendidi capitoli nella storia dei popoli e si è espressa a 360 gradi per secoli e negli ambiti più diversi. Quanto la terra offre, a vario titolo, l’uomo lo raccoglie, lo trasforma,creando cultura e, spesso, un indotto economico come è capitato, ad esempio, sul territorio di Vallo della Lucania.

In questo lacerto di Campania è stata molto fiorente l’industria artigianale della concia delle pelli. Ancora oggi la toponomastica ne riporta le tracce.

La ritualità degli artigiani, i rumori delle loro botteghe hanno segnato la vita individuale e collettiva delle comunità, per secoli. Oggi rimaniamo sedotti davanti alla manualità espressa nei laboratori, frutto di conoscenze sedimentate nel tempo, trasmesse di generazione in generazione come un corredo. E in un reale dove regna il prodotto seriale l’artigianato riprende quota nell’immaginario collettivo. L’uomo maneggia una enorme capacità e qualità produttiva.La rassegna espositiva del 6 dicembre lo dimostra senza remore né tentennamenti. All’interno della Fiera di Vallo della Lucania si è anche creato un itinerario che bada alla provenienza geografica degli espositori. La visita alla manifestazione garantisce un tuffo nel passato e permette molte scoperte. Una su tutte è il forte legame tra i prodotti presentati e la loro terra d’origine,le tradizioni locali. Creatività umana che si tramanda, un’operosità che va difesa dagli assalti della cosiddetta modernità. Una manualità che crea con seghe e pialle come quella del barilaio, per esempio, antico mestiere praticato da un secolo e mezzo a Caposele, ossia in un territorio cerniera tra le province di Avellino e Salerno. Durante il tempo l’attività si è tramandata di generazione in generazione, mantenendo vivace l’ interesse di intere famiglie, artigiane per passione.

La Fiera di dicembre non è solo un momento di rilancio e di promozione. E’ l’occasione di un viaggio in un universo in via di estinzione, quello della manualità che diventa sacrosanta quanto più la tecnologia ci priva del contatto diretto con la terra. E l’artigianato rimane arte anche per questo abbraccio ritrovato tra l’uomo e la materia.

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