[oblo_image id=”1″] Avete presente quegli studenti che al momento della consegna della pagella, giustificano insufficienze in serie accusando il professore di non averli saputi motivare a dovere? Ecco, è lo stesso percorso psicologico che stanno seguendo alcuni giocatori della Juventus mettendo le mani in avanti in vista della prossima stagione. Così Amauri garantisce che con Del Neri i bianconeri ritroveranno gioco e personalità. Constatando con piacere che l’oriundo è quanto meno tornato dalla “crociera”, viene difficile da credere che quest’anno prima Ferrara e poi Zaccheroni gli abbiano chiesto espressamente di non segnare, di non fare assist, di non aiutare il resto della squadra e di vagare spaesato per il campo in quasi tutte le gare disputate. Ma non è l’unico a fare proclami. Diego garantisce che è pronto per tornare grande. Peccato che le stesse dichiarazioni le abbia rilasciate sistematicamente partita dopo partita, sconfitta dopo sconfitta. Sarà vero che non è stato messo nelle condizioni ideali, ma è anche vero che proprio per cercargli la posizione giusta, la Juve ha cambiato schema freneticamente. Senza mai trovare la soluzione all’enigma del suo impiego tattico. Non ha convinto come trequartista nel 4-3-1-2, né come rifinitore nel 4-2-3-1 e forse ancor peggio è andato l’esperimento di schierarlo come seconda punta nel 4-4-2. E se il problema fosse nella sua testa, nella sua incapacità di reggere il confronto con i giganti del passato bianconero? Per non parlare del coro di coloro che hanno salutato con disprezzo il settimo posto più per l’impiccio di dover accorciare le vacanze in vista dei preliminari di Europa Leaugue che per la consapevolezza del disastro combinato in una stagione da record. In negativo ovviamente. Quanto meno gli allenatori di quest’annata catastrofica hanno mantenuto il profilo basso. Ferrara non ha più regalato esternazioni, Zaccheroni si è congedato in punta di piedi. I calciatori no. Hanno scelto la strada della congiuntura ambientale: tutti colpevoli, nessun colpevole. Ed invece l’autocritica dovrebbe partire proprio da loro. Perché per quanto possa essere sciagurata una conduzione societaria, nessun dirigente potrà mai spingere chi scende in campo ad avere lo stesso atteggiamento indolente ed irritante “ammirato” in campionato, in Europa e – per non farsi mancare niente – anche in Coppa Italia. Silenzio e lavoro. La ricetta per il riscatto passa per queste due parole. Ai giocatori si chiede questo, al mercato e alla programmazione ci penseranno altri.

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