Avellino_curva_sudAnche il povero pallone maltrattato da scandali, scommesse, refoli razzisti, insulti, violenze, può prendersi per una sera la rivincita. In uno sport che di sport sembra avere sempre meno, la sfida di Coppa Italia tra Juve e Avellino regala una ventata d’aria fresca con la speranza, forse solo il sogno, che si tratti di una brezza inedita pronta a gonfiare nuovamente le vele del nostro calcio.  Eravamo stanchi del “contorno” indigesto che ha accompagnato le partite nelle ultime settimane. Dai fatti di Salerno, con una frangia di tifosi della Nocerina salire alla ribalta nazionale per aver impedito ai propri giocatori di giocare un derby rivelatosi una farsa, siamo giunti agli  strascichi polemici per la chiusura delle curve di mezza Serie A e alle multe alla curva della Juventus stracolma di bambini, che nelle gare contro Udinese prima e Sassuolo poi, hanno bersagliato il portiere avversario di turno con goliardici cori di scherno.  Al momento in cui scriviamo non sappiamo se il nuovo filone di scommessopoli si esaurirà in una bolla di sapone o se coinvolgerà l’Italia pallonara e altri calciatori dai nomi altisonanti oltre a Brocchi e Gattuso. Tuttavia, è unanime il giudizio che non si tratti di un momento d’oro per il nostro calcio.

Ecco perché assume i crismi della notizia ciò  che dovrebbe rappresentare la normalità in ogni manifestazione sportiva: tra i tifosi della Juventus e quelli dell’Avellino, giunti a Torino in massa per onorare una sfida prestigiosa come quella contro i Campioni d’Italia negli ottavi di finale di Coppa Italia, c’è stata sportività. Anzi, diciamo di più, c’è stata fratellanza e rispetto reciproco. Il risultato del campo ha parlato chiaro: 3-0 per i blasonati bianconeri di Conte, ma la tifoseria irpina ha dato prova di grande maturità e civiltà invadendo pacificamente lo Stadium con cinquemila unità, composte da uomini ma anche da ragazzi, donne e bambini, e persino qualche sostenitore più attempato. Sugli spalti si può decretare un pareggio, ma di quelli che soddisfano anche i palati più esigenti: dopo un’intero match passato a sostenere i propri beniamini, i tifosi dell’Avellino hanno intonato qualche timido coro pro-Juve, raccogliendo la convinta e calorosissima risposta degli ultrà juventini, che hanno risposto al grido di ‘Tornerete in Serie A’, quasi a voler rinverdire i vecchi fasti dei lupi, già presenti nella massima serie per dieci stagioni consecutive dal 1978. Il magic moment è durato cinque minuti, ma quei cinque minuti dello Stadium sono valsi da soli il prezzo del biglietto. Vedere due tifoserie così unite ed abbracciate (in passato i sostenitori bianconeri e irpini erano gemellati) non capitava da molto. Ha fatto un certo effetto riscoprire il fascino dello sport inteso come svago e come momento di aggregazione, mai concepito come divisione in fazioni. Meravigliosi gli avellinesi, calorosi come non mai, bravissimi ad accettare il verdetto del campo fin da subito e a spingere con intensità addirittura maggiore la propria squadra a giocare con il cuore, prima di ogni cosa. Soprattutto a ricordare a tutte le altre tifoserie come si possa esprimere civilmente l’orgoglio per il proprio senso di appartenenza anche quando si perde una partita (sapendo di perderla ancora prima del fischio d’inizio). Uno spettacolo nel vero senso del termine che stride ancora di più con quanto visto per esempio in Juventus – Napoli dello scorso novembre. Non possiamo arrenderci pensando che faccia parte del “gioco” lanciare sacchetti d’urina, distruggere per sfizio i servizi igienici di uno stadio o ripetere a voce e con striscioni alcuni dei più beceri slogan razzisti. E dato che di esempi positivi ne abbiamo bisogno, basta scendere di categoria e ammirare la civiltà  dei giocatori del Castel Rigone, che alla fine di ogni partita disputata in trasferta, ripuliscono lo spogliatoio messo a disposizione dagli avversari prima di tornare a casa, a prescindere dal risultato. Abbiamo bisogno di tornare a credere nello sport. Gli esempi ci sono, basta cercarli e non riporli nel dimenticatoio.

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4 Commenti

  1. Vero, ma è successo solo perché c’è amicizia dovuta al vecchio gemellaggio, sarebbe bello vederle sempre queste scene ma sarà impossibile ovviamente quello che mi accontenterei di NON vedere sono tifoserie che distruggono settori dello stadio, o che fanno danno all’esterno, tifosi che si azzuffano con polizia o con tifosi avversari. quello che si è visto in Juve-Avellino è stupendo ma io mi accontenterei di meno, sarebbe un grande inizio.

    • Da redattore faccio i complimenti a Marco Stile, un ragazzo giovanissimo di Nocera che ha saputo analizzare con obiettività e profondità l’argomento

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