[oblo_image id=”4″]Nell’ambito delle proposte dell’Assessorato all’Università, Ricerca Innovazione della Regione Piemonte ne corso della XXII edizione della Fiera Internazionale del Libro si inserisce IO VENGO DALLA LUNA, format realizzato in collaborazione con Hiroshima Mon Amour, che affronta la tematica del futuro dal punto di vista del linguaggio musicale e dei nuovi media. Ovvero, come i nuovi media riescono a intercettare e ricomporre i testi e le musiche della contemporaneità.

In un mondo in cui è tutto omologato e l’offerta culturale è enorme, è sempre più difficile restare colpiti. Un’aura di deja vu circonda tutto. Poi arrivano un libro o una frase o una canzone che riescono a stupire. Il vento della diversità e della novità che di colpo riesce a scompigliare i pensieri e gli stili ci ricorda che in mezzo a noi vivono e lavorano delle persone diverse, con capacità di visione speciale.

Gli autori e i musicisti più innovativi della scena contemporanea italiana sono cresciuti e si sono fatti conoscere off line rispetto ai media tradizionali. Nuovi strumenti e media come tutto ciò che è riconducibile alla rete per raccontare esperienze comunque discontinue rispetto alla narrazione tradizionale.

[oblo_image id=”3″]Io vengo dalla luna presenta una selezione di artisti innovatori raccontati da giornalisti ed esperti di media altrettanto particolari. Gli incontri, di un’ora circa, sono costruiti su testi, canzoni, videoclip e, naturalmente sui protagonisti coinvolti: J-Ax, Marracash, Bugo, Offlaga Disco Pax e Ministri.

La rete è interattiva. Allora abbiamo chiesto ad una classe di studenti del Liceo Classico Gioberti, di creare un video clip per ognuno degli artisti protagonisti degli incontri utilizzando tecnologie a portata di mano ogni giorno (ad esempio semplici cellulari) e a costo zero (ad esempio programmi free di video montaggio). Il risultato è quello di avere un video musicale di ameno 3 minuti realizzato direttamente dai ragazzi, che verrà presentato e proiettato al pubblico e all’artista durante l’incontro.

Venerdì 15 maggio 2009
J-AX intervistato da Paolo Ferrari
J AX è il più grande rapper italiano dalla sua apparizione con il nome di Articolo 31 a inizio anni ’90. Le vendite dei suoi dischi superano il milione di copie. Ha un particolare non di poco conto, una longevità artistica eccezionale se pensiamo che tutta la sua opera è basata sull’uso del linguaggio e della parola. Questo significa una capacità superiore alla media di “leggere” il proprio tempo, i segni anche apparentemente più trascurabili. Oggi è un mito dei ragazzi più giovani, impegnato in un tour da tutto esaurito ovunque. Non male in tempo di crisi. E’ il punto di riferimento di tutta la scena hip hop italiana, ma non solo. Le sue collaborazioni spaziano da Lucio Dalla e Francesco Guccini (!) alle nuovissime leve come Marracash. Anticonformista, pacifista convinto è uno dei gradi artisti e autori della musica italiana, un fotografo lucidissimo del nostro paese.

Sabato16 maggio 2009
[oblo_image id=”2″]MARRACASH intervistato da Paolo Ferrari
Guccini un giorno disse a proposito dei punk emiliani, che lo facevano ridere perché andavano a mangiare i tortellini dalla mamma. Giudizio tagliente che venne poi smentito nei fatti dalla scena punk italiana che sarebbe poi entrata a pieno titolo nelle fila del movimento europeo. Le stesse parole di Guccini sono state valide anche per la scena hip hop, che ha faticato parecchio (a parte rarissime eccezioni tra cui va citato Sangue Misto) ad avere una credibilità. Il miracolo italiano si deve ad alcune esperienze come Truce Clan (a Roma) o Club Dogo (a Milano), da cui arriva Marracash. Ma Marracash (Fabio Rizzo da Nicosia, Sicilia) non arriva solo da Club Dogo, arriva da un quartiere fatto di case popolari I’ACP, la Barona, non a caso utilizzato nel film Fame chimica, il Quartiere Disagiato, mica un residenziale qualsiasi. Insomma ha chiuso un cerchio che in Italia si interrompeva spesso sui tortellini della mamma di Guccini. Marracash scrive bene e senza fatica. Basta prendere la metro, uscire ad una fermata a caso, guardarsi intorno e raccontare i disagi, i soprusi, le furbate di una grande città del ricco occidente, forse una capitale, oggi nell’anno 2009.

Domenica 17 maggio 2009
BUGO intervistato da Alberto Campo
Bugo ricorda Bugo. Fin dagli inizi di carriera, con Pane, pene, pan, un autoprodotto del 1996, Cristian Bugatti da Trecate (NO) ha sottolineato un suo talento speciale, una qualità di scrittura inusuale, che fin dagli esordi ha stupito la critica. Nel corso degli anni, superate le facili catalogazioni da erede della star di turno ha trovato finalmente la consacrazione e una dimensione autonoma. Oggi, Bugo è Bugo. Ed è stato in grado di scrivere il manifesto di quest’anno, C’é Crisi, ormai saccheggiato a piene mani da tutti i media. Come capitò a Caparezza con Fuori dal Tunnel, anche C’è Crisi ha avuto la sua legge del contrappasso all’ultimo MTV Day. Una legione di adolescenti in crisi, estasiati di fronte all’artista, cantavano “c’è crisi dappertutto”, felici e contenti, creando un perfetto cortocircuito. Ovvero la crisi che canta se stessa. Al limite del sublime.

Lunedì 18 maggio 2009
[oblo_image id=”1″]OFFLAGA DISCO PAX e MINISTRI intervistati da Alberto Campo
Gli Odp e Ministri arrivano rispettivamente da Reggio Emilia e Milano. I primi sono debitori pubblici dell’esperienza dei CCCP Fedeli alla linea, la formazione punk emiliana attiva dal 1982 al 1990. Ma oggi siamo nel 2009. Vent’anni dopo. I secondi, dicono loro, non hanno particolari debiti anche se il pubblico li associa agli Afterhours. Ovvero alla scena milanese post tangentopoli. Un bel mistero, non c’è che dire. Di certo, se il cantante e poeta di Offlaga è generazionalmente vicino a Giovanni Lindo Ferretti e coetano di Manuel Agnelli, I ministri potrebbero esserne i figli. Nei testi di Offlaga troviamo un’Emilia ancora Paranoica ma parecchio stanca e rassegnata, a volte nauseata. Paesaggi urbani periferici come veri protagonisti e pochi personaggi reali. I testi sono di qualità altissima e mettono in moto nel lettore/ascoltatore una strana macchina del tempo, come se tutti gli anni ‘70 e ’80 e ‘90 si svelassero ora, di colpo, con una forza inaspettata e rendessero l’oggi così piccolo e tutto sommato banale.

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