[oblo_image id=”1″] Mi torna in mente un’immagine vecchia di vent’anni. Un medico di fama durante un convegno si alza in piedi, si avvicina ad una ragazza e la bacia. A fare notizia non era il gesto in sè ma il contesto e la motivazione. L’uomo dello scandalo era Ferdinando Aiuti e ha speso la propria vita nella lotta contro l’Aids e contro i pregiudizi che da esso derivano. Aveva profuso impegno totale per la causa tenendo conferenze, intervenendo a convegni, sensibilizzando l’opinione pubblica con discorsi e resoconti. Ripeteva senza sosta come il virus non si trasmettesse con il semplice contatto, ma baciare una ragazza sieropositiva si è rivelata la strategia comunicativa più incisiva per sradicare tabù e paure infondate.
L’associazione mentale non è immediata né univoca, eppure non vi è una risposta al perché coloro che in questi giorni si ostinano a difendere il nucleare non compiono un’azione simile. Se davvero è così sicuro, perché non si recano a Fukushima e mostrano con l’esempio come i timori degli altri siano infondati? Rimane una provocazione, magari fuori luogo. Ma sono fuori luogo anche le espressioni studiate e ripetute per suffragare una tesi drammaticamente smentita dai fatti. “Non dobbiamo farci condizionare dall’onda emotiva del momento” sottolinea compatto il fronte dei difensori del nucleare e annuncia la costruzione di nuove centrali. Sono però parole vuote, giornalisticamente ad effetto ma terribilmente sprovviste di contenuto. Magari si trattasse soltanto di un’onda emotiva, di un panico figlio esclusivamente dell’ignoranza: invece, proprio chi si sta impegnando per spegnere reattori, circoscrivere la zona contaminata, evitare nuove esplosioni, ammette le difficoltà di una lotta contro il tempo e contro un nemico per certi versi ancora misterioso.
Senza voler pensare male – sorvoliamo su interessi economici e lobby interessatissime al revival delle centrali – viene da chiedersi se nell’impossibilità di poter confortare con prove le proprie tesi, i fautori del nucleare non farebbero bene a tacere. Nel rispetto della verità e di un popolo che sta combattendo con coraggio una delle battaglie più difficili della propria storia.

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