[oblo_image id=”2″]Dopo l’ampio consenso di pubblico e critica ottenuto nella passata stagione teatrale, ritorna a Napoli l’attore e regista argentino César Brie, ospite del Nuovo Teatro Nuovo con due nuovi spettacoli, Il mare in tasca da lui scritto, diretto ed interpretato, in scena da martedì 20 novembre 2007 alle ore 21.00 (repliche fino a giovedì 22) e Zio Vanja di Anton Cechov, in scena da martedì 27 novembre 2007 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 2 dicembre). Un ritorno caratterizzato dal vigoroso rapporto con il territorio e con lo Stabile di Innovazione partenopeo che, per il secondo anno consecutivo, ne ‘condivide’ il percorso artistico.

Infatti, durante la sua permanenza a Napoli, César Brie terrà un seminario di Alta Formazione per attori, nell’ambito del’omonimo progetto interregionale di perfezionamento ideato dal Nuovo Teatro Nuovo, Fondazione Pontedera, Cantieri Koreja di Lecce, e realizzato, nel capoluogo partenopeo, da Nuovo Teatro Nuovo, Consorzio Forma, in collaborazione con Galleria Toledo.

Esule dall’Argentina durante la dittatura militare, César Brie è, oggi, uno dei punti di riferimento del teatro europeo e sudamericano. Fondatore, tra le altre cose, del Teatro De Los Andes in Bolivia, terra tanto in vista negli ultimi tempi per le controverse e audaci risoluzioni politiche, ha, infatti, sorpreso tutti i festival internazionali per il suo profondo lavoro sull’attore, che riunisce raffinatezza espressiva e impegno civico.

Un teatro, quello di Brie, che si interroga sul presente e che si caratterizza per l’essenzialità della scena e la centralità dell’attore. Un teatro che approfondisce la necessità di un ritorno alle origini, alla propria terra e lingua, dove le risposte diventano metafore sceniche e poetiche. Un teatro, come afferma lo stesso regista, “dove tutti i morti appaiono, dove il tempo si annulla, dove ti vedi bambino, un luogo di alchimia sorprendente per compiere un viaggio attraverso il tempo, il ricordo, la memoria”.

[oblo_image id=”3″]“Fare teatro – aggiunge il regista – significa accompagnare gli attori in un’esperienza professionale, nel senso di professare le proprie motivazioni, creare l’opera in sinergia con i partecipanti e con il contesto”.

Nel primo spettacolo, Il mare in tasca, monologo in scena alla Sala Assoli del Nuovo Teatro Nuovo, César Brie affronta il tema dell’amore. Il protagonista è un attore che, svegliatosi, scopre di essere stato trasformato in un prete. Il tema permette all’autore di ripercorrere la sua esistenza ed il prete permette all’attore di dialogare con Dio, nel quale non crede. Il pubblico fittizio, rappresentato sulla scena, permette al sacerdote di rivolgersi al pubblico reale, senza confonderlo con il suo gregge.

Una cosa è chiara: il personaggio del prete esiste affinché si accetti la sua irrealtÿa1. Non si tratta di credere nella veritÿa1 della scena, ma nella veritÿa1 della finzione. Un attore é un uomo che scolpisce un altro uomo tra gli uomini.

Presentato da Cèsar Brie ed Arti e Spettacolo, lo spettacolo si avvale delle musiche, in scena, di Antonio Vivaldi.

La settimana successiva la Sala Superiore del Nuovo Teatro Nuovo ospiterà il secondo spettacolo, Zio Vanja, scene di vita in campagna’ di Anton Cechov, nella traduzione di Fausto Malcovati.

Presentato da Patalò, César Brie ed Arti e Spettacolo, l’allestimento, diretto, a ‘quattro mani’, da Cèsar Brie ed Isadora Angelini, si avvale della presenza, in scena, di Isadora Angelini, Andrea Bettaglio, Veronica Cannella, Salvo Lo Presti, Veronica Mulotti, Luca Serrani. Le luci sono a cura di Teo Primiterra, le scene ed i costumi di Giancarlo Gentilucci, le musiche originali di Daniele Angelini, eseguite da Daniele Angelini, Aldo Capicchioni, Gildo Montanari.

[oblo_image id=”1″]Brie per la prima volta lavora su un classico, rispettando il testo dell’autore. Porta Cechov anche sul palcoscenico, gli fa introdurre ogni atto, cerca le movenze degli attori che accompagnino la lievità o la gravità dei testi, affinchè il corpo possa rendere omaggio alla parola, così lontana eppure così attuale.

Nello Zio Vanja ci sono le tempeste interiori dei personaggi, c’è la loro disarmante sincerità, c’è lo specchio di ‘un’umanità che chiede di se stessa’, che si guarda attorno, con la grande capacità di riflettere anche il tempo presente.

In questo allestimento, infatti, è stata cercata la ‘verità’, che i personaggi esprimono sotto forma di allegorie, metafore ed azioni, difficili da scoprire ad una prima lettura. Nel testo ogni personaggio dice tutta la ‘verità’ su se stesso e quando non è lui a dirla, quella ‘verità’ è pronunciata da un altro.

Ma in realtà non fanno quasi nulla: prendono il the, bevono vodka, suonano la chitarra, parlano, dormono, mangiano. E quando fanno qualcosa, come Vanja con la rivoltella, sbagliano il bersaglio. Tutti dicono ciò che pensano e sentono, e quando non riescono a dirlo, fanno in modo che si capisca quello che provano.

Questa onestà, questa delicata messa a nudo delle anime non li redime, non li salva, non cambia il loro destino. Segno forse di un tempo ed un’epoca che cambia e che i protagonisti del dramma registrano senza partecipare a quel cambiamento.

In questa messinscena, che prova a scappare dalle “grinfie” del naturalismo, le parole dell’autore risuonano in modo più affine alla nostra sensibilità.

Il mare in tasca, uno spettacolo di César Brie
Napoli, Nuovo Teatro Nuovo (Sala Assoli) – dal 20 al 22 novembre 2007

Zio Vanja, di Anton Cechov
Napoli, Nuovo Teatro Nuovo – dal 27 novembre al 2 dicembre 2007

Info e prenotazioni al numero 0814976267 email botteghino@nuovoteatronuovo.it
Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (feriali) e ore 18.00 (domenica)

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