[oblo_image id=”2″]Abito scuro, spezzato dalla camicia chiara, chitarra acustica a tracolla, in testa uno degli inseparabili cappelli. Si presenta così Francesco De Gregori al Teatro Metropolitan di Catania il 27 febbraio per la prima tappa siciliana del tour Left&Right. Partito a novembre da Venezia, il viaggio del cantautore romano in oltre cinquanta teatri italiani si concluderà in primavera. Un brevissimo saluto al pubblico e subito spazio alla musica. D’altra parte si sa, De Gregori è sempre misurato, schivo, di poche parole, dalla mimica essenziale. Avvolto nella sua timida eleganza, preferisce comunicare con le canzoni, esprimersi attraverso i testi. Forse anche per questo è chiamato il principe. E’ lui con la sua chitarra ad iniziare il concerto, dopo qualche pennata i musicisti lo seguono, si comincia con Titanic. L’avvio è molto promettente ma la prima parte dello spettacolo non graffia, il concerto stenta a decollare, forse per scelta dello stesso De Gregori, che mira a un crescendo di emozioni. Il pubblico comunque è sempre con lui, lo applaude, lo incita, lo accompagna nelle canzoni più note. Si passa da I Muscoli del Capitano all’Abbigliamento di un Fuochista, da La leva calcistica della classe ’68 a Natale fino a Generale.

L’artista occupa esattamente il centro della scena tra i suoi sei compagni di viaggio. Alla sua destra Stefano Parenti alla batteria, Paolo Giovenchi alle chitarre acustica ed elettrica e il fido storico capo band Guido Guglielminetti al basso. Dal lato opposto Alessandro Arianti alle tastiere, Alessandro Valle alla pedal steel guitar e l’altro chitarrista Lucio Bardi. Nel finale del primo tempo il cantautore romano concede ai suoi musicisti anticipatamente il meritato riposo e resta solo sul palco. Si siede al pianoforte e regala ai presenti un’intensa Sempre e per sempre. Il feeling con i fan cresce e si capisce che il meglio deve ancora arrivare.

Quando si apre nuovamente il sipario s’intuisce subito che sarà tutta un’altra musica. Vai in Africa Celestino, Adelante Adelante, Pezzi, l’atmosfera si scalda, adesso anche il principe sembra più sciolto e si diverte con la band. Si susseguono e si alternano canzoni storiche e più recenti. Ad un brano come Un guanto, definito dallo stesso autore complesso e ostico, De Gregori fa seguire, quasi per scusarsi, la bellissima Rimmel. Ma non è finita qui. C’è ancora il tempo per ascoltare Il Bandito e il Campione, poi l’artista si avvia alla conclusione con La valigia dell’attore coinvolgendo tutto il teatro. Il principe ha cotto tutti a puntino. Il bis è un vortice di emozioni. Una giovane ragazza seduta non lontano da noi piange e singhiozza sulle note e le parole de La donna cannone. Quindi dal suo cappello De Gregori tira fuori una nuova magia: una canzone inedita, definita da lui stesso molto autobiografica, dal titolo Per brevità chiamato artista. Si chiude con una Buonanotte Fiorellino irriconoscibile, completamente stravolta. Qualcuno fatica a canticchiarla ma alla fine tutti tributano sinceri e lunghi applausi alla band e al principe capace sempre di emozionare.

Advertisement