[oblo_image id=”2″]Dopo le mirabolanti avventure all’interno del Museo di Storia Naturale di New York, la saga di Una notte al museo continua con un sequel che non ha nulla da invidiare al primo capitolo. L’azione però stavolta si sposta a Washington, e più precisamente al Smithsonian Institution, ovvero il maggiore complesso museale degli Stati Uniti e il più visitato al mondo. Proprio nei suoi labirintici sotterranei ritroviamo il nostro eroe Larry Daley (Ben Stiller), intento nel recuperare i vecchi personaggi di cera nei quali si era imbattuto durante il suo servizio di guardiania alla galleria di New York. Essi, infatti, sono stati imballati e trasferiti dalla loro sede originaria a causa della crisi economica in cui versa l’ente culturale della Grande Mela, e del conseguente progetto di ammodernamento per il suo rilancio. Ecco allora le simpatiche statue che si animano al calar del sole lottare per la liberazione, chiedendo aiuto al loro ex custode. Al cowboy (Owen Wilson) e al condottiero romano (Steve Coogan) in miniatura, alle incarnazioni della squaw Sacajawea (interpretata da Mizuo Peck, che ora vediamo molto più coinvolta nell’azione), di Teddy Roosevelt (Robin Williams, che qui presta il suo volto anche per l’animazione di un busto raffigurante sempre tale presidente americano) e di Attila l’Unno (Patrick Gallagher, che ormai fa parte della squadra dei buoni), si aggiungono nuovi ruoli appartenenti a diverse epoche storiche. Spicca fra tutti quello della protagonista femminile, ovvero la pionera dell’aviazione Amelia Earhart (Amy Adams). Ella non viene descritta sullo schermo in una maniera pedissequamente realistica, ma in una versione curata e alla moda che mette in evidenza le sue doti più brillanti. Non a caso sarà lei a riportare Larry sulla retta via, facendogli capire che la cosa più importante è mettere la passione in ogni attività che si intraprende. Ivan Il Terribile (Christopher Guest), Napoleone Bonaparte (Alain Chabat) e Al Capone (Jon Bernthal, l’unico proposto in versione fotografica anziché scultoria), invece, sono stati rimaneggiati in chiave ironica, mettendo in risalto i propri particolari accenti e alcune loro celebri manie (es. il complesso dell’altezza per Napoleone). Viene tirato in ballo anche il premier Silvio Berlusconi, che l’ex imperatore francese reputa essere un suo pronipote. L’indole più cattiva e dispotica fra tutte, perciò, risulta in fin dei conti quella del faraone egizio Kahmurrah (Hank Azaria), fratello rivale di Akhmenrah, l’altro regnante di questa civiltà che Larry aveva già incontrato al museo di New York (stavolta fa solo una comparsata nelle ultime scene del film). Il nuovo despota si sforza di sembrare terrificante, ma nel mondo attuale le sue dichiarazioni suonano ridicole, soprattutto considerando il suo modo di parlare alla Boris Karloff. Infine, torna a tormentare Larry il cebo cappuccino Dexter, impersonato alternativamente sempre dalle scimmiette star Squirt e Crystal.
Altri aspetti rilevanti dell’immane lavoro affrontato dal regista Shawn Levy, riguardano in primo luogo la scelta delle location e la ricreazione di alcuni ambienti dello Smithsonian in altri set. La produzione di Una notte al museo 2 – La fuga, fra l’altro, è stata la prima ad ottenere il permesso di girare delle scene d’azione all’interno dello Smithsonian, ma alla seguente condizione: i ciak si sarebbero dovuti effettuare durante l’orario di apertura, dal momento che il museo non può essere chiuso per nessuna personalità o casa cinematografica. Così Ben Stiller e colleghi si sono ritrovati a dover recitare con centinaia di persone che li guardavano a pochi metri di distanza. Per le scene più caotiche e movimentate, però, è stato necessario spostarsi su un altro set molto più ampio, realizzato appositamente per l’occasione dentro un cantiere navale. In questo posto sono state ricostruite nei minimi dettagli le sale dell’Air and Space Museum; lo scenografo Claude Parè, inoltre, si è cimentato nella duplicazione del cosiddetto Smithsonian Castle dallo stile gotico e del Lincon Memorial. Lo stesso professionista, all’inizio, è stato intimorito dalla dimensione del suo compito, non avendo mai costruito prima dei set dalle proporzioni così gigantesche. Oltre al rifacimento delle stanze e degli arredi, egli ha dovuto ideare anche le cornici dei quadri e delle fotografie (fra cui il famoso scatto di Alfred Eisenstaedet intitolato “Il bacio”), che prendono vita insieme ai personaggi sopraccitati. La computer grafica e gli effetti visivi di Dan Deleeuw naturalmente hanno fatto la propria parte: si pensi alla simpatica riproduzione di Einstein con la testa oscillante, o allo svolazzare degli amorini che sembrano davvero cantare sulle note della colonna sonora di Titanic. Con tutti questi effetti speciali, però, le riprese non sono state affatto facili, né per i filmaker né per gli attori: in alcuni spezzoni della pellicola, per l’appunto, gli elementi tangibili che potevano essere inquadrati erano davvero pochi, in quanto molti altri sono stati simulati in post-produzione con il computer, rendendo più difficoltosa alle star l’immedesimazione nella storia. Il risultato finale e la qualità impareggiabile delle immagini e del suono dell’IMAX Experience, comunque, ripagano davvero di tutti gli ostacoli incontrati dalla troupe lungo il cammino.

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