[oblo_image id=”1″]In una suggestiva atmosfera di luci soffuse tendenti al rosso e accompagnati da una musica cinese lieve e soave ci si addentra alla scoperta della proibita Cina del regno dell’Imperatore Qianlong, nella mostra dal titolo: Capolavori della città proibita – Qianlong e la sua corte, in esposizione fino al 20 marzo al Museo del Corso di Roma. In una mostra labirintica che si snoda tra oltre trecento capolavori inediti in Italia, la mostra si riferisce al periodo che va dal 1711 al 1799, quando cioè la Cina fu conquistata dalla dinastia Qianlong il cui nome significa “purezza”, diventando lo stato più popoloso dell’impero. Vestiti intarsiati d’oro e pietre preziose per l’imperatore e per la consorte, scarpine da piedini di bambola, selle ricamate di coralli e turchesi e poi teiere e oggetti personali appartenuti all’imperatore in oro massiccio, giada e turchesi e armature usate da Qianlong nelle parate solenni. Ma non solo. In una sala c’è l’intero trono imperiale intarsiato con minuzia quasi maniacale, con tanto di bracieri e campane; nella stessa stanza capeggiano i ritratti dell’imperatore, di sua madre e dell’imperatrice. Visi austeri dagli sguardi malinconici, tutti dipinti esclusivamente su rotoli di seta.

[oblo_image id=”2″]La sala dei dipinti è la più suggestiva. Sono sette: due raffigurano i cavalli, uno marrone e uno bianco dipinti sempre con la stessa maestria. Il pittore di corte, si scopre essere un italiano: un frate gesuita, Giuseppe Castiglione vissuto nel periodo dell’impero della dinastia dei Qianlong. Fu ammesso alla corte dell’imperatore e ne divenne pittore e ritrattista, come ci mostra il più grande dipinto su seta: Ritratto equestre dell’imperatore di 377 per 119 cm o i Tributari dell’Impero Qing e la Parata delle otto divisioni mancesi, lunghi quasi venti metri. Castiglione rese possibile un connubio quasi surreale tra arte occidentale e orientale, usando un colore tenue che abbinato alla leggerezza della seta, rende gli arazzi ancora più preziosi.

L’imperatore era ritratto mentre partecipava alle battute di caccia di cervi ma anche attorniato dai suoi figli nella casa imperiale, in un’atmosfera più rilassata e quasi più umana. Preziosa l’esposizione dei sigilli reali, degli orologi da tavolo: pezzi che non hanno mai oltrepassato il confine della Cina.

La mostra si focalizza sull’opulenza e la ricchezza non solo economica del Paese ma anche letteraria e culturale, come dimostrano i tantissimi rotoli in cinese, trattati sui lama- shuo, i maestri buddisti.

La cura e la quasi maniacalità del disegno, si può riscontrare nelle miniature dipinte sulle tele di seta e ammirabili nel dettaglio da una lente di ingrandimento.

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