[oblo_image id=”1″] Juve, Toro e poi il vuoto. Per decenni il calcio piemontese ad alti livelli si è identificato soltanto con le due formazioni più prestigiose. Troppo datati i sette scudetti della Pro Vercelli, ingiallite anche le fotografie di Gianni Rivera che esordiva al Moccagatta con la maglia grigia dell’Alessandria. Proprio nella stagione in cui bianconeri e granata si sfidano a distanza a chi combina più disastri, si festeggia il ritorno in serie B del Novara, un evento atteso in città da 33 anni e frutto di un’organizzazione efficiente e lungimirante. Il pareggio per 3-3 con la Cremonese ha sancito il trionfo nel campionato di C1 mantenendo i nove punti di vantaggio sulle dirette inseguitrici. Un successo mai in discussione, con il primato in cassaforte fin dall’avvio e con un record di imbattibilità durato sino alla trentunesima giornata. E non può essere dimenticata neppure la cavalcata in Coppa Italia dove i biancazzurri hanno eliminato Siena e Parma prima di arrendersi soltanto al cospetto del Milan, uscendo però tra gli applausi per aver costretto il Diavolo alla rimonta. Ma quali sono i segreti della squadra di mister Tesser? L’organico è di ottimo valore con il bomber Motta – 15 centri in stagione – supportato da sudamericani di categoria superiore come Ledesma, Gonzales e Iuliano e da elementi di grande esperienza come capitan Rubino e Nicola Ventola. Un gruppo sapientemente amalgamato e costruito in estate dalla dirigenza dove la famiglia Di Salvo ha puntato sulle qualità di un manager giovane come Pasquale Sensibile. Scommessa ampiamente vinta sul campo e anche fuori: basti pensare alla nascita del centro sportivo di Novarello, un simbolo di pianificazione e competenza. Novara si riaffaccia così al grande calcio con la convinzione di poterci rimanere o addirittura di continuare la scalata. Le ambizioni della società non sono un segreto e l’entusiasmo di una città che si è gettata nelle strade per festeggiare potrebbe indurre a nuovi investimenti. Sognare non è mai proibito.

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