[oblo_image id=”1″] Il mito di Cassandra sacerdotessa troiana, con il dono della veggenza ma purtroppo  non ascoltata,  è di scena al teatro Elfo Puccini di Milano, fino al 12 febbraio.

Si tratta di una prima nazionale che mette alla prova il talento di un’icona del teatro milanese, ovvero Ida Marinelli diretta da Francesco Frongia.

Nel testo è  riadattata per il palcoscenico la vicenda della sacerdotessa, che mise invano allerta i troiani prima della guerra che li distrusse. La sceneggiatura riprende comunque la scrittura di Christa Wolf, la più nota autrice della DDR, scomparsa lo scorso 1 dicembre, che all’eroina greca ha dedicato un libro molto conosciuto.

Cassandra drammatica, tragica ma sempre lucida, così appare nell’interpretazione di Ida Marinelli.  L’eroina è prigioniera nella fortezza di Micene attendendo  la morte, dove è stata condotta da Agamennone, e ricorda i lunghi  anni della guerra di Troia, sua città natale luogo della  sua infanzia e giovinezza e dove ha lasciato il suo cuore.

Sul palco la confessione e lo sfogo di una donna forte e disincantata che guarda al suo vissuto con la giusta capacità di analisi e il dovuto distacco, senza rassegnazione e compatimento, anche se il suo lamento è potente, diretto e straordinariamente incisivo.

[oblo_image id=”3″] Spiega Marinelli citando Christa Wolf : Tra uccidere e morire c’è una terza via: vivere e, vorrei aggiungere, pensare e lottare, che è quello che fa Cassandra. La sua è una lotta contro le persone che non vogliono o che non sanno vedere, contro l’oscurità che nasconde la verità. Cassandra raggiunge la maturità e diventa capace di esprimere lamenti, emozioni, paure, odio. Conquista la “sua” voce. Il percorso è doloroso: deve vincere l’arroganza, le tradizioni e le convenzioni”. Ed  è questo il senso che l’attrice  da allo spettacolo, il leit motive è la ricerca della verità, filo rosso che salva dalla follia  vista l’infausta conclusione a cui l’eroina non potrà sottrarsi. 

Nel testo colpisce la razionalità che fa scardinare le nebbie dell’inconscio e della memoria traducendole in parola,  con cui Cassandra analizza con disincanto la propria vita e accetta il suo triste  destino.

La scenografia è spoglia  scura, solo l’attrice in scena, immagini proiettate che esprimono la dimensione emotiva, e un’idea di ruine che ricordano il mito di Micene e della vicenda.

 

Per informazioni

www.elfopuccini.it

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