[oblo_image id=”1″] Un lavoro laborioso ed esaltante, un mix tra il surreale e il retro’ sapientemente elaborato e riadattato in una cornice veramente unica che ci trasporta in una dimensione quanto mai lontana se pensiamo che il fulcro dell’iniziativa ripercorre gli anni sessanta e settanta, ma vicina a noi per la genuinita’ e la perfetta percezione ed inquadratura dell’avvenimento.     

Questa si potrebbe definire in sintesi, la mostra che la galleria Claudio Bottello Contemporary porta per la prima volta in Italia Josh Gosfield e il suo lavoro Gigi Gaston, The black flower. Gigi è un’artista divenuta famosa tra gli anni ‘60 e ‘70, cantante e icona amata dal pubblico e dai media; Gosfield ne ripercorre la carriera e la vita documentando il suo straordinario e tragico passaggio con copertine di dischi e di riviste, articoli di giornali, filmati, registrazioni e un video musicale.

La tormentata storia di Gigi Gaston, nata da una famiglia zingara in Bulgaria, è documentata meticolosamente da Gosfield: la fuga col fratellastro, la sua prima chitarra, l’ascesa all’Olimpo e poi la discesa agli Inferi, i suoi triangoli amorosi, gli incidenti e il processo per omicidio. E soprattutto le testimonianze dei grandi e più noti artisti: David Bowie affermò infatti “Nessuno avrebbe creduto che i francesi fossero capaci di qualcosa che andasse oltre le loro canzoni tristi e autoreferenziali, ma quando sentii Gigi a soli 16 anni cantare “Je suis Eve” fu amore al primo ascolto” , mentre John Lennon scrisse per lei una canzone e Jean Luc Godard, dopo aver molto insistito, la diresse in un breve film ispirato alla canzone Je suis Perdue e di lei disse: “Gigi ha una delle facce più tristi che io abbia mai filmato. Come l’inquadratura dell’eroina il momento prima che si renda conto che sta per morire”.

Gigi incarna il mito del genio maledetto, dell’artista straordinaria e della donna fragile che viene sopraffatta dagli eventi che lei stessa ha scatenato. Non si può non provare qualcosa di molto forte per lei: i fan l’adorano, gli uomini la corteggiano, le donne tradite la odiano, ma tutti sono morbosamente attratti da lei…  Peccato però che Gigi Gaston non esista e non sia mai esistita se non nella fantasia di Josh Gosfield! L’artista infatti ha inventato di sana pianta la storia e il personaggio ricostruendo le testimonianze con grande acume e ironia, ma anche con precisione e professionalità. Non c’è nulla di esagerato in ciò che Gosfield ha riprodotto, tutto è portato al limite della credibilità, ma non lo supera mai. Forte della sua grande esperienza nei giornali e nella pubblicità – è stato infatti per 8 anni l’art director del New York Magazine e ha prodotto campagne per Time, New Yorker, Newsweek, Esquire, Levi’s, Miramax, Sony e molti altri –  Gosfield sollecita l’empatia del pubblico, lo coinvolge e lo diverte senza mai dare l’impressione di prenderlo in giro. Ma soprattutto fa riflettere sulla facilità di falsificare la realtà mettendo in crisi le nostre certezze. E, seppur consapevoli che questa è tutta un’enorme messinscena e che si è parte di un gioco virtuale, visitando la mostra, ammirando le foto di grandi dimensioni, il film di Gosfield-Godard, le copertine dei dischi e gli altri documenti riprodotti quasi spiace che Gigi Gaston non sia esistita davvero…

GIGI GASTON The black flower

di Josh Gosfield

Inaugurazione: 3 maggio 2012 ore 18.30

Claudio Bottello Contemporary,

via Bogino 17H, Torino,

+39 0117631050

Orario: lun. – ven. 10,30 -12,30 / 15,00  -19,00

www.claudiobottello.com

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