E’ da ieri che faccio confusione… so che è mancato un pezzo della mia giovinezza, un amico un pochino sfortunato, vessato, sfruttato costantemente deriso ed umiliato ma, nella sua tristezza costante, sempre educato e dallo sguardo innocente.

Non riesco a scindere i nomi che mi legano a quel volto, a quella voce ansimante, anche lei, al limite del remissivo. Quella voce che io stesso spesso reinterpretavo per amici e parenti che, ogni volta, si piegavano dalle risate facendomi in qualche modo sentire “divertente”. Accidenti… ti ho sfruttato anche io e non me ne sono reso conto!

Ma si, ecco. Ora ricordo: Ugo, il ragioniere più famoso d’Italia… oppure Giandomenico, l’impiegato vigliacco e servile? Chi è morto? Chi dei due? Nessuno. Loro restano, destinati all’immortalità.

No. E’ morto il loro alter ego. Colui che li ha creati, modellati e di cui, con molta probabilità, è rimasto schiavo senza forse più capire dove finissero Ugo e Giandomenico e dove iniziasse lui, Paolo.

Un personaggio, Paolo Villaggio. Forse “il vero personaggio”. Un uomo intelligente, schivo al limite dell’antipatia, dicono; Un caratterista fine e cinico che ha saputo prendersi gioco di sé prendendosi gioco di noi: plasmando noi, suoi ammiratori, per mezzo dei suoi personaggi.

Chi non si è mai sentito un po’ “Fantozzi”? Chi può dire di non essersi comportato, almeno una volta in vita sua, da “Fracchia”?

Si perché Villaggio era semplicemente Paolo ma Ugo Fantozzi e Giandomenico Fracchia siamo noi. Da sempre e per sempre. E lo resteremo anche ora che Paolo non c’è più. Solo che sarà diverso perché mentre loro resteranno eternamente quello che sono, due sfigati di prima categoria, a Paolo verrà finalmente riconosciuta quella qualità artistica che, in vita, in troppi gli hanno negato.

Poco male, è capitato a tanti. Successe anche a Totò… altra leggenda del cinema tricolore e ben sappiamo com’è finita.

Dispiace perché Villaggio ha dimostrato negli anni capacità critiche fuori dal comune, ha saputo “leggere” le debolezze di generazioni intere facendone caricature perfette e irridenti che hanno avuto un effetto duplice, spesso opposto, nel pubblico: c’è chi lo amava da piccolo ed ora invece riguarda i vecchi film con tristezza paragonandoli a ciò che, realmente, gli accade o gli è accaduto. E c’è chi ha fatto invece il percorso inverso: lo detestava da giovane e lo ha apprezzato in età adulta, magari dopo aver letto i libri che hanno poi portato alle trasposizioni cinematografiche.

Non importa… il risultato è comunque lo stesso: i personaggi inventati da quel “personaggio strano” che è sempre stato Paolo Villaggio hanno unito, uniscono ed uniranno per sempre gli italiani perché sono gli italiani. Sono gli impiegati, i ragionieri, sono un po’ Fantozzi e un po’ Filini anche se, quasi tutti vorrebbero essere Calboni. E tutti hanno avuto o avranno una signorina Silvani da ammirare più o meno di nascosto.

E’ anche per questo che da lunedì mattina, quando Paolo si è congedato definitivamente dal suo “grande pubblico”, il web è tutta una citazione, le tv sono piene dei suoi film. E non finirà perché la gente lo ha amato e odiato allo stesso tempo ma, come capita solo ai grandi, non lo ha mai potuto ignorare.

Com’è umano lei” (frase che, tra l’altro, dicevo spesso alla mia insegnante di latino!), “mi dichi”, “Fantocci, lei è una merdaccia”… oppure “per me la Corazzata Potemkin… è una cagata pazzesca!” o, ancora, “tutti a Pinerolooo”…  Fermiamoci un attimo a quest’ultima frase. Ve la ricordate? Era il 1980, “Fantozzi contro tutti”, terzo film della saga fantozziana. Per compiacere il Visconte Cobram, all’uscita dal lavoro il gruppo di “sottoposti” finge di voler raggiungere, in bici, una zia di Calboni in quel di Pinerolo. Cena veloce e rientro in nottata. Per “soli” 1200 chilometri!

Ecco, da quest’ultima frase parte una delle serate di commemorazione che, probabilmente Paolo apprezzerebbe maggiormente. Un ricordo nato spontaneo, da una idea di persone “normali”. Sono infatti i Fantozzi, i Filini, i Calboni della Pinerolo dei nostri giorni che hanno organizzato una specie di “flash mob” in cui replicare la scena della partenza della “sgambata fino a Pinerolo”.

Un evento nato su Facebook, sull’onda emotiva data dalla morte di Villaggio, nel quale si chiede ai partecipanti di intervenire in abbigliamento in stile “eroica” e, possibilmente, con bicicletta annessa.

L’idea, originale e divertente, prevede tutto… compresa la partenza “alla bersagliera” che si spera, a differenza dell’originale, sia con sellino ben fissato!

Ma la pazzia dei pinerolesi non si ferma qui. Pinerolo, ultimo baluardo di pianura tra Torino e la Francia, ha tanti pregi tra i quali quello di avere una collina stupenda; collina raggiungibile da una strada molto simile a quella su cui si corse la famigerata prima edizione della Coppa Cobram… quindi perché non approfittarne per una rievocazione completa con pedalata fino a San Maurizio?

Un bel modo per ricordare un amico che non c’è più e per ringraziarlo per la notorietà che, volontariamente o involontariamente, ha regalato ad una cittadina tranquilla e un po’ schiva… proprio come lui.

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