[oblo_image id=”1″] Radiazione per Flavio Briatore, 5 anni di sospensione per Pat Symonds, pena congelata per la Renault. Questi i verdetti della Commissione FIA riunita a Parigi per giudicare il caso Piquet: il pilota aveva ammesso di aver provocato volontariamente l’incidente nel Gran Premio di Singapore dello scorso anno per favorire il compagno di squadra Fernando Alonso assecondando gli ordini di scuderia. Decisioni discutibili per non dire contradditorie, ma che rispecchiano la confusione, regina indiscussa dell’attuale Formula 1. Pugno di ferro nei confronti di Flavio Briatore, allontanato in modo definitivo da quello che per vent’anni è stato il suo mondo. Il manager cuneese aveva rassegnato le dimissioni per potersi difendere in modo autonomo deresponsabilizzando il team. Ora è attesa la sua reazione, ma le perplessità sulla sentenza rimangono. Ammesso e non concesso che Briatore sia stato l’ideatore di una truffa sportiva e come tale meritevole di una punizione esemplare, stona la clemenza elargita agli altri protagonisti della vicenda. La Renault si salva con la condizionale: la sospensione sino al 2011 non diverrà effettiva a meno di nuovi scandali di uguale portata. Alonso, in teoria beneficiario dell’intero disegno, è ritenuto estraneo alla vicenda; persino Piquet – autore di una simulazione non solo disonesta ma anche pericolosa – vede alleggerirsi la sua posizione e non rischia di veder terminare anzi tempo la sua carriera. Eppure è chiaro che Briatore non ha agito per favorire se stesso: come è possibile che un team possa distaccarsi dall’operato di un proprio dirigente? L’impressione è che per l’ennesima volta la Formula 1 confermi di essere in balia di gruppi di potere che sistemano, acchitano, trattano eludendo norme e buon senso. Non sono ancora arrivate repliche ufficiali, ma è lecito aspettare la controffensiva di Briatore. Difficile credere che lasci il campo senza combattere: attendiamoci un finale di stagione caratterizzato più dalle polemiche legali che dalle sfide in pista. Sembra assurdo, ma è la normalità della moderna Formula 1.

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