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Poche idee, ma ben confuse. Urbano Cairo scrive l’ennesimo capitolo della sua odissea granata con un colpo di scena davvero clamoroso. Dopo appena due partite, Papadopulo è stato sollevato dall’incarico e al suo posto torna Lerda, lo stesso tecnico che il presidente aveva esonerato quindici giorni fa. Se la decisione lascia perplessi già di primo acchito confermando come lungimiranza e coerenza siano qualità sconosciute alla dirigenza, le motivazioni sfiorano il grottesco.

Prima Cairo congeda Papadopulo addossandogli la responsabilità di non aver invertito il trend e giudica sufficiente il tempo concesso all’ex allenatore di Lazio e Bologna per esprimere una valutazione sul suo operato. Eppure, in un periodo in cui nel Paese intero il precariato del lavoro si rivela selvaggio, un contratto a progetto di due settimane non si era mai visto o sentito. Ovvio il disappunto di Papadopulo che sottolinea di aver potuto lavorare con il gruppo per un numero risibile di giorni e di aver pensato inizialmente addirittura ad uno scherzo ricevendo la telefonata che chiudeva anzitempo l’avventura all’ombra della mole.

Ma non sono da meno le spiegazioni con cui Cairo riaffida la panchina granata a Lerda. “Dato che avevamo sotto contratto un tecnico come Lerda, che ha commesso certamente errori ma che non è così male, abbiamo pensato nuovamente a lui” ha tuonato il presidente, non rendendosi conto che tale considerazione assomigliava più ad un’arrampicata libera sugli specchi piuttosto che ad un reale attestato di stima. Lo zucchero per i tifosi arriva dalle ultime dichiarazioni: Cairo si dimostra desideroso di abbandonare la società al termine della stagione.

Nessuno lo rimpiangerà: il tempo per fare e disfare è ampiamente scaduto. Troppi errori e una cronica mancanza di progettazione valgono una condanna per l’operato di chi era stato accolto come il salvatore della patria. Ma prima di pensare alla rifondazione, c’è da concentrarsi sulla classifica: incredibile ma vero, non sono bastate quattro sconfitte consecutive per tagliare fuori i granata dalla corsa playoff. Quattro punti separano dal sesto posto: ci vuole un’impresa da Toro per salvare in extremis la stagione. Follia e autolesionismo si sono già ammirati in abbondanza, ora è il momento di mostrare quel sacro furore che rappresentava – e che si spera rappresenti ancora – l’essenza dei granata.

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