Qualche purista del jazz potrebbe storcere il naso ma le sue composizioni conquistano l’attenzione di chi le ascolta e, cosa fondamentale, emozionano. Joshua Roseman ed altri dieci musicisti giovanissimi ma già di grande spessore sono stati, domenica 9 marzo, i protagonisti di un altro appuntamento con la sezione musicale di Etnafest, la manifestazione promossa dalla Provincia Regionale e dall’A.P.T. di Catania.

[oblo_image id=”1″]Roseman, originario della Giamaica, nativo di Boston ma trapiantato a New York, è considerato uno dei compositori più singolari e innovativi dell’attuale panorama jazzistico afroamericano. La sua musica è influenzata da diversi generi, anche dall’elettronica. Ma l’artista riesce a fondere le varie tendenze arrivando a comunicare in uno stile personalissimo senza mai appesantire i suoi ascoltatori.

E il pubblico del centro per le arti e le culture contemporanee Zo, formato in prevalenza da giovani, dimostra di apprezzare molto le due ore di musica proposte dalla band. Grande risalto ai fiati, restano un po’ in ombra pianoforte e chitarra elettrica ma non basso e batteria che dettano i tempi delle composizioni, rallentando o accelerando il ritmo ad arte.

Joshua Roseman suona il trombone, dialoga con gli spettatori e dirige gli altri musicisti ma senza mai dare l’impressione di volersi mettersi in primo piano, di fare la primadonna. Ascoltando la musica e chiudendo gli occhi la sensazione che si percepisce è quella di trovarsi davanti a pezzi di mondo globalizzato, con le sue frenesie e le sue ingiustizie ma anche con le sue sfide e le sue ambizioni.

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