[oblo_image id=”1″] Un dossier minuzioso nel descrivere ogni particolare, spietato nello svelare tutti gli stratagemmi impiegati per nascondere il trucco, devastante per le conseguenze che potrà avere su uno sport già agonizzante da tempo.
L’agenzia americana di lotta al doping ha trasmesso all’Uci (Unione Ciclistica Internazionale) il resoconto dell’indagine sul sette volte vincitore del Tour con giudizi che assomigliano a una tendenza. Armstrong non soltanto avrebbe fatto uso di sostanze illecite, ma sarebbe stato il fulcro del “più sofisticato sistema di doping dello sport professionistico”. Tutto era scrupolosamente studiato per ingannare i controlli, l’intero team era complice del misfatto. La tesi è suffragata da dati, riscontri e dalle confessioni di chi in quegli anni (1998-2005) correva a fianco del fuoriclasse texano.
Particolarmente significativa e quasi disarmante la dichiarazione rilasciata da George Hincapie, un fido scudiero di Armstrong per quasi un decennio: «Ho sempre sognato e voluto competere ai massimi livelli fin da quando ho deciso di fare il ciclista professionista. Ma ho capito altrettanto rapidamente che per riuscirci era necessario ricorrere al doping. Ho smesso di prendere sostanze soltanto negli ultimi anni della mia carriera». Quali saranno le conseguenze? Per Armstrong è pressoché certo che verranno revocati tutti i titoli conquistati nel periodo incriminato anche perché lo stesso ciclista ha confermato di non volersi più difendere dall’accusa. Per quanto concerne il ciclismo, è l’ennesima bastonata a uno sport nobile, estremamente popolare ma malato da tempo di una sindrome per cui non è stata ancora trovata la cura.

Advertisement