Da venerdì 3 Luglio, su Etichetta Discipline e distribuito da Venus, è possibile ascoltare Desmodus, l’album d’esordio di Elisabetta Fadini.

[oblo_image id=”1″]Elisabetta, già affermata attrice, ha da poco iniziato anche la carriera musicale. E’ solo, infatti, dopo anni di esperienze che arrivano dal lontano e dall’incontro con Roberto Sanesi (figura di spicco della cultura italiana del ‘900) che ha intrapreso un percorso artistico che l’ha portata inizialmente a fondere la propria ricerca con il gruppo teatrale americano “Living Theatre” (pietra miliare del teatro d’avanguardia del ‘900) riuscendo a creare differenti trame vocali attraverso molteplici collaborazioni ed, in un secondo momento, ad avvicinarsi all’evoluzione del “Reading”.

Un “viaggio”, questo, che sì è spesso incrociato con il percorso artistico di altri grandi personaggi come Paolo Fresu, John De Leo, Il Parto Delle Nuvole Pesanti, Stefano Bollani, Mauro Ermanno Giovanardi, Alessandro Bergonzoni, Enrico Brizzi, Cristiano Godano, Gianni Maroccolo e Gianmaria Testa solo per citarne alcuni.
Queste sinergie d’arte hanno condotto Elisabetta Fadini ad esplorare un mondo musicale variegato e composito che va dal jazz, alla musica etnica, passando dalla classica, al blues fino ad arrivare all’area “radicale americana”.

Ecco perché Desmodus non si può classificare in nessun genere in particolare ma probabilmente solo all’evoluzione di tutto questo insieme.
D’ispirazione gotica, l’opera si sviluppa in un’unica suite di oltre 30 minuti di musica scura, profonda e di ampio respiro, che si evolve negli intrecci ispirativi reciproci.
Desmodus, il vampiro, nasce da musica e soggetto di Garbo, con l’intento di creare un personaggio, oltre che letterario, anche teatrale e cinematografico assolutamente inedito, riportato in vita proprio dall’attrice Elisabetta Fadini: “l’anima parlante”, l’identificazione stessa di Desmodus, appunto.

La figura vampiresca e romantica di Desmodus offre in realtà – anche attraverso i personaggi di Nureyev, Shakespeare e Von Kleist, tra gli altri – una chiave di lettura del ruolo dell’arte nella costante ricerca del superamento del tempo, laddove i succitati artisti appartengono allo stesso “branco di nobili viaggiatori doloranti dell’eternità”. Come Desmodus stesso.

Spiega, Elisabetta Fadini: “Ho scelto di interpretare Desmodus perché è femmina e uomo, ma anche animale, è buio e luce, è bisogno di eternità… è l’arte…è la proiezione di chi è “artista”, di chi si alimenta del sangue del tempo, ma non della gente, perché un’artista non ha paura del prossimo, ma della scadenza del tempo…”

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