Recensione Compagni di banco per la regia di Federico Moccia

Compagni di banco è la nuova commedia teatrale ideata e diretta da Federico Moccia, che ha debuttato durante la scorsa stagione al Teatro Ghione di Roma ed è stata riproposta di recente presso lo spazio estivo all’aperto “Le Terrazze” (ovvero il piano superiore del Palazzo dei Congressi).

La piece comincia con l’incontro improvviso e casuale per strada di due ex compagni di banco, che si rivedono così dopo tantissimi anni in un momento delicato per entrambi. I due finiranno per sostenersi a vicenda. Stefano (Francesco Apolloni), fa capire a Antongiulio (Christian Marazziti) che la perdita del lavoro non è la fine del mondo e che anche sorpassati i 40 anni ci si può sempre reinventare in altri ruoli. Il timido Antongiulio, al contrario, darà una mano all’amico soprattutto per quanto riguarda il suo rapporto col figlio Riccardino (Lorenzo Zurzolo), il quale soffre ancora molto per la mancanza della madre, scomparsa di recente.

Bravissima nel ruolo della zia tuttofare si rivela la famosa attrice comica Michela Andreozzi: il personaggio che interpreta, di nome Lorella, è una doppiatrice di talento che ai tempi della scuola era segretamente innamorata di Antongiulio. Ritrovandosi quest’ultimo da un giorno all’altro ospite in casa sua, quindi, ella si troverà a affrontare i suoi vecchi sentimenti e a fronteggiare una situazione del tutto inaspettata….

Il personaggio che suscita maggiore ilarità nel pubblico per il proprio accento ciociaro, però, è la giovane e bella Claudia (Flora Canto), che cerca disperatamente di sfondare nel mondo dello spettacolo con “aiutini” e conoscenze, poiché obiettivamente non sa recitare.

La commedia, mette in scena vari spaccati di vita tipici del nostro Paese, dove la precarietà dovuta alla mancanza di un’occupazione stabile rende la vita più difficile a tutti e dove tutto è sempre più basato sull’apparenza e sul successo effimero.

A tal proposito, Moccia ha dichiarato: “mi piacerebbe riuscire a dare una sospensione del tempo, come se improvvisamente due compagni di banco si ritrovassero esattamente con quello spirito, con quelle atmosfere, con quella leggerezza che ha caratterizzato quegli anni. E riuscire in qualche modo a far capire come nulla cambia se noi per primi non cambiamo o non ci facciamo schiacciare dalla vita”.

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