[oblo_image id=”1″] Se ne è andato senza fare rumore, come da carattere. Lucio Dalla è morto a Montreaux, in Svizzera, per un infarto: aveva tenuto un concerto la sera prima e stava lavorando a nuovi progetti musicali. Una carriera che ha sfiorato i cinquant’anni costellata di successi e di collaborazioni prestigiose amando il pubblico e disdegnando i divismi. Si faceva notare per negazione: niente scenate, niente scandali, nessun impeto di egocentrismo. Tra la gente, con la gente, per la gente. Ha perso tempo con tutti: giovani artisti in cerca di una risposta ai loro sogni, passanti,  senza tetto con cui condivideva il pranzo di Natale. Forse perché non ha mai pensato che fosse tempo perso: univa un fare istrionico, ammaliante con una sorprendente umiltà. Sorprendente perché lontana dalle bizze dei colleghi; una vita dedicata alla musica fino all’ultima grande esibizione televisiva al Festival di Sanremo dove si è concesso per accompagnare per mano un altro pupillo. Carattere semplice, ricerca musicale raffinatissima ed instancabile: non c’è genere che non abbia sperimentato trovando una chiave di lettura personale. Cantautore inconfondibile capace di essere trasgressivo schernendo luoghi comuni e al tempo stesso di essere delizioso accarezzando la poesia in versi soavi. Se ne è andato senza strepiti, se ne è andato come avrebbe voluto. Lascia ciò che di bello ha fatto nella musica e nella vita. Per fortuna è davvero tanto. Se ne va come un caro amico.

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