[oblo_image id=”1″]Il Mar Mediterraneo sta diventando una vera e propria nursery per balene, ma non solo. Se infatti era già noto che lo squalo bianco e la tartaruga Caretta-caretta prediligono il Mare Nostrum nel periodo riproduttivo e che le balene frequentano il Santuario dei cetacei situato tra Italia, Francia e Principato di Monaco, oggi sappiamo che le balenottere del Mediterraneo stanno cominciando a stabilirsi anche nel Canale di Sicilia non solo per le nascite, ma anche per nutrirsi nel periodo invernale, essendo la zona molto ricca di krill, cibo prediletto di balene, mante, squali balena, pesce azzurro e uccelli acquatici.

La scoperta è dovuta all’avvistamento vicino Lampedusa, a fine febbraio, di due piccoli di balenottera accompagnati dalle loro mamme. I piccoli misurano intorno ai sette metri e quindi questo significa che sono nati tra ottobre e novembre confermando la teoria per cui sono venuti alla luce in queste acque e che ora si stanno spostando verso Lampedusa per mangiare. Secondo Silvio Greco, responsabile scientifico del progetto sulla Biodiversità nel Canale di Sicilia finanziato dal ministero dell’Ambiente e in collaborazione con l’area marina protetta di Lampedusa e l’Università di Siena, la presenza di queste balene riveste un’ importanza unica che mette il sigillo ambientale su una zona di estremo rilievo naturalistico: il Canale si Sicilia.

[oblo_image id=”2″]L’ipotesi è che non ci sia collegamento con i gruppi che si riuniscono nel Santuario dei cetacei situato tra Italia, Francia e Principato di Monaco. “Sappiamo che lì c’è una nursery ma ancora dobbiamo capire da dove arrivano e soprattutto dove vanno” ha sottolineato Greco, che ha stabilito come obiettivo quello di marcare una decina di esemplari che verranno non solo seguiti negli spostamenti ma anche analizzati da un punto di vista tossicologico. Questi ultimi avvistamenti “valorizzano in modo particolare il Canale di Sicilia – ha detto ancora Silvio Greco – che si caratterizza come luogo dei cambiamenti climatici”. In questo tratto di mare, ha proseguito Greco, si è registrato un aumento di 0,4 gradi della temperatura profonda e un picco di 34 gradi di quella delle acque superficiali. Queste acque ospitano oltre 50 specie “straniere”, quindi non del Mediterraneo, mentre rappresentano anche un’area importante per lo squalo bianco e per la Caretta-caretta. Insomma, ha affermato Greco, “un vero e proprio paradiso per gli zoologi per il cui mantenimento della biodiversità è opportuno ora più che mai che si proceda sulla strada dell’istituzione di un santuario ad hoc”.

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