“L’Assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford”, in uscita nelle sale italiane il 21 dicembre, non è il tipico film che ci si aspetterebbe in clima natalizio.

Prima di tutto perché è un gangster movie in atmosfera western – segue di un paio di mesi l’uscita di “Quel Treno per Yuma” che riportava alla ribalta il genere western in chiave però meno stereotipata, più umana e poliedrica.

[oblo_image id=”1″]Poi perché il protagonista è un (anti)eroe controverso, figura popolare notissima e molto dibattuta oltre l’Atlantico. Infatti Jesse James (1847-1882) era al suo tempo un simbolo della lotta – disperata, destinata al fallimento – dei contadini del Sud degli Stati Uniti contro un Nord industrializzato, civilizzato, prepotente, già completamente proiettato nel XX secolo, e che li avrebbe inevitabilmente schiacciati. Una sorta di eroe del popolo, anticapitalista e irriducibile al marciume dei governi locali, ma che una volta postosi oltre i confini della legge diventa un malvivente dedito a rapine, assalti ai treni, violenze, insomma il tipico curriculum del brutto ceffo di bassa lega. Figura affascinante per il cinema che ne aveva sempre esaltato il lato romantico e rivoluzionario e che gli aveva prestato numerosi volti noti, a cominciare da quello di Tyrone Power nel 1939.

Qui il punto di vista è molto diverso: per una volta lo sguardo si distoglie dal mito e mette a fuoco l’uomo. Il film comincia nel 1881, un anno prima della morte di Jesse, secondo la storia colpito alle spalle dal più giovane della sua nuova banda, il bracciante diciannovenne Robert Ford, assassinato poi a sua volta da un mitomane.

Non un eroe al culmine della sua carriera dunque, ma un uomo braccato, stanco, con una taglia sulla testa e una famiglia da difendere, sospettoso e paranoico, che a causa di ciò si lascia andare a improvvisi scatti di violenza.

Il film si concentra sul rapporto tra Jesse (Brad Pitt, che per questa sua interpretazione è stato premiato alla scorsa edizione della Mostra del Cinema di Venezia) e il suo assassino (Casey Affleck, fratello del più noto Ben, già visto accanto a Pitt in “Ocean’s Eleven” e sequels). I due sono legati da un complesso mix di passioni che si rivelerà poi letale: invidia e ammirazione, lusinga e repulsione.

La pellicola è scritta e diretta dal quarantenne neozelandese Andrew Dominik, fortemente voluto da Brad Pitt (anche produttore accanto ai fratelli Ridley e Tony Scott) che ne aveva apprezzato la misconosciuta opera prima “Chopper” (2000). Nello scrivere la sceneggiatura Dominik si è basato sull’omonimo romanzo di Ron Hansen, edito da HarperCollins (2007), non ancora tradotto in italiano.

Da segnalare la malinconica colonna sonora firmata dai due Bad Seeds Nick Cave e Warren Ellis.

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