[oblo_image id=”2″]Lo chiamano El Superclasico. Vale sempre tre punti ma è qualcosa più di una partita. Barcellona-Real Madrid è sfida tra due filosofie opposte, tra due rivali che si odiano ma che sanno di non poter fare a meno dell’altro. Non si accontentano di arrivare primi, pretendono che la propria supremazia sia evidente, indiscutibile, umiliante per l’avversario. Per questo, lo spettacolo conta quanto e forse più del risultato. Lo ha ribadito quest’estate Florentino Peres, presidente delle merengues, mandando via Capello. Certo era un vincente ma a volte non basta: il gioco non era all’altezza e allora tanti saluti al tecnico friulano. Poco importa se ha trovato sistemazione sulla panchina dell’Inghilterra, di sicuro non sarebbe mai stato chiamato a guidare le furie rosse. Dominare e divertire: facile a dirsi, meno a farsi. Ma puntare al massimo, ti porta a dare il meglio. Così a leggere i nomi delle due squadre rimani sbalordito dal talento, così abbondante da dover essere ammassato quasi allo stato brado. Tattica? Poca, giusto un’infarinatura. Perché qui la convinzione è che siano i giocatori a far vincere mentre gli allenatori possono essere decisivi solo in negativo. Così Robinho esalta Schuster. Non per i suoi schemi, semplicemente perché gli ha detto che in campo può fare quello che gli pare. Altro che Capello con il suo noioso lavoro di copertura.

Al Barcellona c’è Rijkaard, in bilico da una vita, sempre però al suo posto. Talmente sommerso dalla classe dei suoi giocatori da minacciare di tenere fuori Ronaldinho. Come a dire non ne ho bisogno. Un’offesa per chi un giocatore del genere sognerebbe di averlo anche solo per 5 minuti. E con la stessa presunzione non si dispera per l’assenza di Messi, bloccato da uno stiramento. Anche così in attacco rimangono E’too, Henry, Deco e i baby fenomeni Giovanni e Bojan Krkic.

E poi come non ripensare ai reduci della diaspora Juve. E’ passato un anno e mezzo da quando trionfavano con la maglia bianconera, forse faranno i primi bilanci. Cannavaro si è tolto la soddisfazione di esporre il Pallone d’Oro al Bernabeu, Thuram e Zambrotta hanno raccolto meno di quanto sperassero. Magari ripenseranno anche ad Emerson, uno che l’avventura spagnola l’ha già conclusa senza rimpianti. Ora è al Milan anche se nessuno dei rossoneri ci ha fatto caso visto che passa più tempo in infermeria che in campo. Ma non è detto che le strade del Puma e di qualcuno degli altri ex di Madama non possano incrociarsi nuovamente.

[oblo_image id=”1″]Comunque, imotivi d’interesse sono troppi per essere elencati tutti. Quale sarà l’accoglienza del Camp Nou, lo stesso impianto che accolse il traditore Figo lanciandogli una testa di maiale? Riusciranno le stelle del Real a dare ragione al presidente che ha dichiarato di non rimpiangere Kaka sostenendo che il brasiliano non avrebbe neanche la maglia da titolare? E il Barcellona avrà risolto le lotte intestine, inevitabili quando così tanti fuoriclasse dividono lo stesso spogliatoio? Tutti interrogativi che rimarranno sospesi fino a domenica.

In una partita normale si dovrebbe parlare della classifica con le merengues avanti di 4 lunghezze. Ma in una sfida come questa, parlare di punti sarebbe quasi offensivo. Qui in palio c’è l’orgoglio. Se amate il calcio state tranquilli: non ci sarà pretattica. L’anno scorso finì 3-3 con tripletta d’antologia di Messi. Quest’anno è impossibile fare pronostici, ma di certo il calcio internazionale ha trovato la migliore colonna sonora possibile per chiudere alla grande il 2007.

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