[oblo_image id=”1″] Ha baciato la maglia ancora prima di pronunciare la prima parola da giocatore del Barcellona. Senza creare suspense, senza attendere che gli venisse chiesto dai tifosi del Nou Camp. Un gesto plateale, voluto, studiato. Perchè Ibra non è istintivo. Può sembrarlo ma in realtà sa calcolare tutto. Anche i presunti mal di pancia che hanno accompagnato gli ultimi mesi in nerazzurro: nella conferenza di presentazione abbiamo scoperto che  lo svedese si è  ripetutamente  offerto ai catalani fin dalla scorsa estate. Ma sbiriciando il passato di Zlatan, si scopre che si ripropone sempre la stessa storia  contrassegnata di sperticate dichiarazioni d’amore iniziali a cui seguono improvvisi sfoghi di malcontento, frecciatine preparate ad arte ed addii annunciati. Quando è arrivato alla Juve, Zlatan si è detto orgoglioso di indossare i colori bianconeri aggiungendo di non aver mai trovato un tecnico preparato come Capello. Poi il passaggio all’Inter, la “squadra per cui tifava da bambino”. Anche in quel caso, non sono mancati gli apprezzamenti prima per Mancini poi per Mourinho. Ora è il turno del Barcellona, l’unico club in cui avrebbe voluto giocare, la meta che lo ha magicamente reso l’uomo più felice del mondo. E per dimostrarlo ecco il bacio della maglia giunto in conferenza stampa, non in campo dopo un gol. Conoscendolo, a breve arriveranno le lodi a Guardiola e al suo staff. Probabilmente è vero che con i blaugrana aumentano le possibilità di conquistare la Champions. Ma diminuisce il gusto. Vincere con l’Inter 44 anni dopo l’ultimo trionfo continentale avrebbe avuto il sapore dell’impresa. Il Barcellona è una scorciatoia, ma è anche un’ammissione dei propri limiti. Come a dire: per vincere ho bisogno di stare della parte dei più forti. Giocando con Messi potrà dare spettacolo, vincere giocando contro Messi sarebbe stata una consacrazione. Una sfida affascinante che non si è sentito di raccogliere. Buena suerte, Zlatan. Un addio senza rimpianti. Chissà che quelli non arrivino tra un pò…

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