Avrebbe compiuto 65 anni in questi giorni, era nata il 19 gennaio del 1943 in una piccola cittadina del Texas, e invece Janis Joplin ci ha lasciati a 27 anni in uno squallido motel di Los Angeles. Così pochi anni di vita sono bastati a lasciare la sua impronta nella storia e nel mondo della musica in particolare. La sua voce inconfondibile, forte, struggente, passionale e graffiante l’ha indiscutibilmente elevata nel gotha del rock di tutti i tempi. Probabilmente anche la sua tragica e prematura scomparsa ed il suo stile di vita fuori dalle righe e votato agli eccessi (soprattutto di alcool e droghe pesanti) hanno contribuito alla creazione del suo personaggio. Ma erano gli anni ’60, gli anni degli Hippies, gli anni di Peace & Love come ideale di vita, delle comuni, dei figli dei fiori, della libertà sessuale. E Janis non solo li visse pienamente ma li incarnò con la sua voce, con la sua musica e con la sua vita.

[oblo_image id=”2″]A detta dei critici, mai come in lei la commistione tra vita e musica fu più forte. La sua voce, ispirata dalle grandi icone femminili del blues, veniva direttamente dal cuore e altrettanto direttamente raggiungeva l’animo del pubblico: performance sempre spontanee, sincere in cui il timbro vocale di Janis entra nelle orecchie e non può lasciare indifferenti. C’è rabbia, c’è dolore, c’è paura, c’è gioia, c’è malinconia nella sua voce. Impossibile non provare tutte queste emozioni quando si ascolta Cry Baby, o la sua versione di Summertime o Me and Bobbie McGee. Graffia il canto di Janis, come un unghia che stride su un vetro, come carta vetrata. Graffia ancora oggi e porta con sé immagini sbiadite di quell’epoca: degli immensi festival, da quello di Monterey del 1967 che la consacrò a quello di Woodstock 1969, dei suoi vestiti hippies e dei suoi lunghi capelli. Lei, prima donna a entrare nel regno maschile del rock, accanto a miti come Jim Morrison e Jimi Hendrix. Come loro morì a 27 anni, poche settimane dopo Jimi e un anno prima del cantante dei Doors. Vite complicate, in cui scrissero la storia della musica, toccandone le vette più alte ma in cui persero forse se stessi. La droga e l’alcool fecero il resto.

[oblo_image id=”1″]Si dice fosse sempre stata una ragazza insicura, incapace di accettare il suo corpo: non era bella Janis, eppure divenne con la sua musica perfino un sex-symbol. Divenne un’icona, un punto di riferimento per le orde di giovani pronti a cambiare il mondo di quegli anni. Forse troppa pressione, forse semplicemente artisti capaci di tanta sensibilità, di tanta emozione e passione nella loro musica non possono che essere persone in fondo fragili. Fragili come Janis che con la droga diceva di aver chiuso eppure quella notte del 4 ottobre 1970 morì di overdose di eroina. Ci lascia purtroppo solo pochi album: Big Brother and the Holding Company (1967), Cheap Thrills (1968), I Got Dem Ol’ Kozmic Blues Again Mama! (1969) e Pearl (1971) che fu pubblicato postumo.

In ogni caso,… buon compleanno Janis!

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